CASERTA. Centoquarantamila ed oltre. Sono le bufale abbattute dal 2009 ad oggi perché positive ai test della brucellosi e della tubercolosi. Le prove di laboratorio non sempre hanno trovato conferma all’esame autoptico ed alle correlate indagini batteriche e biomolecolari, dimostrando in tal modo l’inefficacia dei test di campo utilizzati.
La zona maggiormente interessata da tale fenomeno è la provincia di Caserta, in particolare i 4 comuni più colpiti dai focolai di brucellosi: Grazzanise, Cancello ed Arnone, Castel Volturno e Santa Maria la Fossa. In queste zone il tasso di prevalenza dell’infezione cresce in maniera vertiginosa. Ad oggi, ha raggiunto una prevalenza di circa il 18%, mentre nel 2014 si era ridotta al 4,5%.
L’analisi dei dati dimostra che tale massiccia recrudescenza è chiaramente dovuta all’abbandono della vaccinazione dei vitelli bufalini, praticata nel precedente piano di risanamento della brucellosi per gli anni 2009-2014. La prevalenza dell’infezione, infatti, dai dati del 2014 risulta sensibilmente ridotta rispetto alle fasi precedenti l’entrata in vigore di tale piano. L’abbandono precoce della vaccinazione ha portato ad un incremento dell’infezione, attualmente fuori controllo.
Per rendere l’idea dell’attuale inadeguatezza delle misure adottate, consistenti nel solo abbattimento dei capi, basti pensare che l’organizzazione internazionale dell’epizoozie, che è referente del parere unanime della comunità scientifica mondiale, afferma che un tasso di prevalenza superiore al 5% rende indispensabile l’adozione di un commisurato piano vaccinale. Il tasso attuale, si ripete, è di circa il 18%!
A Caserta, ove è concentrata la maggioranza degli allevamenti bufalini dell’intera Regione e d’Italia, la brucellosi miete quotidianamente vittime: nel solo 2020 sono stati abbattuti circa 40.000 capi! Nei primi 8 mesi del 2021, si è fatto probabilmente di peggio. Dal 2014 ad oggi sono scomparse circa 140 aziende zootecniche. Molti allevatori sono stati, in tal modo, costretti ad emigrare in altre province o addirittura regioni limitrofe con incalcolabili danni economici, oltre che morali.
L’iniziativa
Giuseppe Conte, allevatore bufalino e avvocato di Grazzanise, ha lanciato una petizione su Change.org in qualità di vice presidente del comitato “Amici della bufala” per sensibilizzare le persone al tema, purtroppo molto attuale, degli abbattimenti delle bufale: “In 2 giorni abbiamo superato le 900 firme. Le Istituzioni preposte, purtroppo, sono sorde dinanzi alle richieste dell’unanime mondo allevatoriale e dell’indotto, ormai in ginocchio. Una praticabile soluzione è stata ufficialmente auspicata anche dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo (Centro di referenza nazionale per le Brucellosi), consistente nell’adozione di un piano vaccinale che, opportunamente corretto, porti nei giusti limiti l’infezione, o magari la azzeri del tutto, con i risultati già raggiunti precedentemente.
La linea ostile seguita dalla Regione Campania, nonché dal Direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Portici, si concretizza nel prospettare una perdita di immagine e, quindi, di valore commerciale dei prodotti ricavati da latte proveniente da bufale vaccinate (principalmente la mozzarella).
Nessun rischio per la salute umana, nessun rischio per la salute degli animali -effettivamente inesistenti in caso di vaccinazione. Solo il rischio di immagine, fantasioso quanto contraddittorio, conta. Tali affermazioni, che rendono bene l’idea del paradosso nel quale viviamo, provengono da chi dovrebbe tutelarci!
L’Istituto Zooprofilattico ha ragion d’essere non solo per la diagnosi di laboratorio delle malattie infettive degli animali, ma anche e soprattutto per proporre l’adozione dei mezzi atti a prevenirle e curarle. Tale Ente non può e non deve avere funzioni di indirizzo politico-economico in quanto non ha competenze per effettuare valutazioni di tale tenore. Detto altrimenti, le ragioni reali di tale atteggiamento ostativo, che avranno senza dubbio un valido fondamento scientifico, non sono ancora note.”
Il danno di immagine
In realtà, la stragrande maggioranza sia degli allevatori che dei trasformatori, con cognizione di causa, e seguendo la lettera della Legge sia Europea che Nazionale, ritengono che il paventato danno di immagine con quasi certi limiti alla commercializzazione dei prodotti possa concretamente derivare dall’attuale drammatica situazione epidemiologica. La Storia, ed oggi anche le normative Europee di settore, ci insegnano che i prodotti provenienti da una zona infetta da qualsivoglia malattia non sono graditi al mercato.
“Per tali motivi è da ritenersi legittimo e necessario l’uso della vaccinazione, al fine di tutelare gli allevamenti che potranno fregiarsi del titolo di azienda indenne. Ciò non toglie nulla al valore dei prodotti della filiera, anzi li garantisce.
In un mondo, per fortuna, sempre più sensibile ai diritti degli animali, e di fronte ad un Legislatore sempre più attento a tutelarne i maltrattamenti, è inaccettabile l’accanimento in atto nei confronti di tali splendidi animali, empatici quanto i nostri amati cani e gatti.” conclude Conte