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Codici sui caschi degli agenti e telecamere ovunque: “Mai più altre S. Maria”

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. “Vogliamo che in tutti gli istituti ci siano – e funzionino – le telecamere, che coprano anche gli anfratti, le scale, le aree dell’isolamento disciplinare. E chiediamo i codici indentificativi: proprio l’irriconoscibilità a volte sta dietro le richieste di archiviazione delle indagini”. Lo chiede Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, come parte di un percorso di riforma per “uscire da Santa Maria Capua Vetere”.

 

Antigone è coinvolta in 18 procedimenti penali che hanno per oggetto violenze, torture, abusi, maltrattamenti o decessi avvenuti in varie carceri. Alcuni – spiega l’associazione, che fa il punto nel suo rapporto sulle condizioni di detenzione – si riferiscono alle presunte reazioni violente alle rivolte scoppiate tra il marzo e l’aprile 2020. Tra questi l’indagine sul carcere del Casertano: dopo essere stata contattata dai familiari di alcuni detenuti, il 20 aprile Antigone aveva depositato un esposto e informato l’amministrazione.

 

“Dobbiamo uscire da questo momento di crisi – ha aggiunto Gonnella, illustrando il rapporto -. Ci vuole una grande ripartenza del sistema carcerario. Pochi giorni fa è morto Nicolò Amato, a lui si deve l’idea del carcere della speranza. Occorre ripartire da lì, riaprire a partire dagli operatori penitenziari, assumendone altri: direttori, educatori, mediatori. Non vogliamo una logica di sola custodia, di sola polizia. Si può fare in un mese”.

“Un nuovo regolamento”

E’ necessario ripensare disposizioni che risalgono a un modello di carcere diverso da quello che le esperienze del nuovo millennio, comprese quelle della pandemia, permettono di configurare”: l’associazione Antigone ha inviato a governo e parlamento una relazione con le proposte di modifica del regolamento penitenziario. Quello attuale è in vigore dal settembre 2000, “proponeva – sottolinea Antigone, nel suo rapporto “A partire da Santa Maria Capua Vetere, numeri, storie, proposte per un nuovo sistema penitenziario” – un’idea di detenzione fondata sul rispetto della dignità della persona e sul progressivo riavvicinamento alla società esterna.

 

Una parte delle norme ha sicuramente contribuito ad elevare gli standard”, “un’altra parte però necessita una rivisitazione”, e “non poche disposizioni regolamentari sono rimaste lettera morta”. Le proposte di Antigone toccano molti ambiti: dalla prevenzione e repressione della violenza (con l’introduzione di strumenti di identificazione del personale, l’ampliamento della videosorveglianza, meccanismi di protezione del detenuto che sporge denuncia), alla prevenzione del rischio di suicidi, inolte, potenziamento dei colloqui e delle telefonate, maggiori tutele per il lavoro delle persone detenute, i diritti dei bambini in carcere con le proprie madri.