CAIAZZO. “Nell’Ultima seduta di Consiglio comunale, con i soli voti della maggioranza, Giaquinto c. hanno dato il via libera al Piano Urbanistico Comunale ma, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad unoccasione sprecata per la nostra città, tenuta all’oscura di tutto e per nulla coinvolta nella programmazione del futuro del suo territorio: zero confronto con i cittadini, zero dialogo con i tecnici, zero consultazione delle attività produttive e delle associazioni”.
È la posizione molto critica del gruppo consiliare di Caiazzo Bene Comune che ha votato contro la bozza di piano urbanistico comunale tirata fuori dal cassetto solo all’ultimo momento dall’amministrazione comunale. “Ci aspettavamo un Piano ambizioso che mettesse finalmente ordine e che chiarisse le reali ambizioni della nostra Città, un PUC stringente sulle nuove costruzioni che puntasse al recupero del patrimonio edilizio esistente. Un Piano rispettoso del territorio che guardasse al futuro con le idee chiare. Purtroppo il mistero che, da un anno, aleggiava intorno a questo PUC non era dato dalla volontà di stupire tutti con “effetti speciali”, ma dalla totale assenza di un progetto per il futuro. Avremmo voluto un PUC coraggioso, un PUC che sostenesse lattività agricola, lasciando che i terreni più adatti allagricoltura fossero riservati a questa attività, perché sostenere lagricoltura vuol dire anche valorizzare il territorio e aiutare lattività turistica e di promozione dei nostri prodotti”, spiegano i consiglieri Marilena Mone, Mauro Carmine Della Rocca e Andrea Costantino. “Purtroppo ci siamo trovati davanti ad un Piano caratterizzato da sviste anche pericolose, grossolani errori ed imbarazzanti copia/incolla. Un Piano sovradimensionato rispetto agli indici demografici (chi dovrà costruire?). Evidentemente allideatore di questo Piano, in alcuni casi, deve essersi bloccato il pennello sul colore rosso (zona B1 ancora edificabile).
Troviamo larea dei cappuccini, sottoposta a vincolo e caratterizzata da un particolare valore storico e paesaggistico, tutta edificabile. Ci stupiscono puntini di rosso in zone comprese nel centro storico e vistose macchie rosse di cui non capiamo il senso. Saltano, poi, allocchio due grandi ambiti di trasformazione residenziale, aree in cui dovrebbero nascere le nuove zone residenziali (Cesarano e area a ridosso del cimitero), anche queste secondo noi sovradimensionate se non addirittura inutili. Ci colpisce molto una lunga fascia di zona destinata ad attività produttive (quali?) a Cameralunga.
In questo caso, unamministrazione che guarda al bene della città dovrebbe capire che quella non può essere una localizzazione coerente con unidea di difesa del territorio e di sostegno allagricoltura. Abbiamo già una zona PIP in cui si è faticato ad assegnare i lotti esistenti, una nuova zona produttiva prevista nella stessa area ed unaltra ancora a Cesarano”, accusa l’opposizione che preannuncia battaglia da qui alle prossime settimane. “Inoltre, gli stessi tecnici che hanno redatto il PUC, hanno evidenziato la carenza di spazi pubblici attrezzati (zone destinate a servizi). Questi spazi, però, sono stati spesso ricavati in piccoli punti privi di alcuna utilità per il paese. Lo spazio con maggiore estensione viene invece recuperato ai confini del territorio comunale e non a ridosso del centro. È chiara, quindi, la volontà di continuare a colpire a morte anche il centro storico. Infine, speravamo in un PUC che si ricordasse di chi non ha la possibilità di costruire e di chi ha difficoltà anche a pagare un affitto.
Nel piano adottato, invece, sulla base del progetto che ci è stato proposto, non sembra trovare alcuno spazio di sviluppo ledilizia popolare. Come al solito, le esigenze di questa politica non sono le esigenze di Caiazzo e non sono le esigenze di tutti i Caiatini. Di fronte a tutto questo, impiegheremo le prossime settimane a confrontarci con i tecnici e con i cittadini per proporre, insieme, le osservazioni necessarie ad avvicinare questo PUC ad unidea di Città che riaccenda la speranza di un futuro migliore per Caiazzo e per le nuove generazioni”, concludono Mone, Della Rocca e Costantino.