CASAPESENNA. Requisitoria in Appello questa mattina nell’inchiesta su dolci e pizzini diretti al boss Michele Zagaria. Il procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna per il pasticciere di Casapesenna Giuseppe Santoro, al quale già in primo grado erano stati inflitti 7 anni e 10 mesi. Santoro, titolare della pasticceria Butterfly, è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Schiarita per il geometra Pasquale Fontana, condannato in primo grado a 4 anni e per il quale il procuratore generale ha chiesto la riforma della sentenza invocando il non luogo a procedere. Il reato era stato già derubricato in primo grado a concorso esterno.
L’inchiesta
L’attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea e condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, ha permesso di svelare la partecipazione attiva del “clan dei Casalesi”, e in particolare della fazione Zagaria, in importanti settori dell’imprenditoria, e in particolare, nella collocazione sul Territorio Nazionale di pasticcerie, rivelando sia il tentativo di infiltrazione nel tessuto economico-sociale dell’Emilia Romagna da parte di imprese nate e operanti in territorio campano, sia l’intestazione fittizia delle stesse a soggetti ritenuti gravitanti nell’orbita della cosca.
I pizzini
L’indagine, condotta con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, sia telefoniche che ambientali, corroborate da dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia sull’argomento, ha consentito di accertare che gli indagati organizzavano incontri riservati con Michele Zagaria e con altri affiliati al fine di pianificare le attività del clan e che Santoro Giuseppe, oltre ad ospitare Zagaria nella propria abitazione e in quella di suoi stretti familiari, metteva a disposizione di diversi affiliati il locale pasticceria “Butterfly” di Casapesenna per la consegna di ‘pizzini’ da destinare al capo clan durante la sua latitanza.
Secondo la Dda Santoro, inoltre, riceveva un grosso finanziamento da Zagaria, con cui era in società, che gli consentiva di estendere l’attività commerciale della Butterfly s.r.l. aprendo vari punti vendita sul territorio campano e napoletano, presso i quali venivano, poi, assunti diversi parenti di affiliati al clan, al fine di procurare loro un lavoro apparentemente lecito.
Nella foto Giuseppe Santoro e Pasquale Fontana