
CASERTA. Requisitoria questa mattina nell’inchiesta sullo spaccio di droga nel circolo sportivo della frazione di San Clemente, al confine tra Caserta e Maddaloni per le dodici persone che hanno chiesto di essere processate con rito abbreviato.
Il pm della Dda Landolfi ha chiesto 20 anni per Luigi Belvedere, di Caserta; 14 anni per Francesco Capasso di Aversa; 10 anni per Vincenzo De Lucia di Caserta; 12 anni per Gaetano Ferrante di Casagiove; 12 anni per Massimiliano Luiso di Caivano; 10 anni per Michael Natale di Caivano; 10 anni per Vincenzo Alfredo Natale di Caserta; 12 anni per Celestino Pasquariello di Casagiove; 10 anni per Valerio Pasquariello di San Prisco; 18 anni per Luca Piscitelli di Maddaloni; 8 anni per Salvatore Piscitelli di Caiazzo; 12 anni per Umberto Zampella di Caserta.
La sentenza arriverà solo in autunno dopo le discussioni dei legali previste a settembre.
Le indagini
Le attività investigative hanno permesso di ricostruire l’organigramma criminale costituito da un ramificato e aggressivo sodalizio dedito all’incessante compravendita di ingenti quantitativi di droga presso Caivano che venivano poi rivenduti al dettaglio a Caserta. Il gruppo si reggeva su una struttura fondata sull’affiliazione fra i soggetti membri, tutti giovani casertani e caivanesi, legati tra loro da rapporti di parentela e di amicizia, quattro dei quali risultano già attinti da precedenti provvedimenti restrittivi. In particolare si evidenzia la scaltrezza e la pericolosità sociale degli indagati, in gran parte incensurati all’epoca dei fatti, pienamente determinati a perseguire con pervicacia l’attività illecita attraverso l’adozione di tutte le cautele finalizzate a consentire al gruppo di continuare ad operare adattandosi al mutamento delle circostanze.
È stato altresì individuato un importante canale di approvvigionamento dello stupefacente che veniva acquistato a Caivano. La droga acquistata, principalmente cocaina, veniva trasportata in grossi quantitativi nel casertano a bordo di autovetture a noleggio sempre differenti. Nel capoluogo la cocaina, al fine di ricavare il maggior numero di dosi possibile ovvero di essere trasformata in crack, veniva lavorata in via Cittadella all’interno di un appartamento in affitto. Proprio all’interno di tale “raffineria artigianale” è stato rinvenuto materiale tecnico altamente professionale per la pesatura, il confezionamento e la trasformazione chimica, nonché un congegno telecomandato realizzato all’interno di un cassetto, occultato in una parete, utilizzato per nascondere tutto lo stupefacente destinato ad essere venduto al dettaglio sulla principale piazza di spaccio sita in via Caprio Maddaloni presso il circolo “Sport Club giovanile”, che attirava acquirenti da tutto l’hinterland.

