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Agenti incastrati dai loro cellulari, ecco le contestazioni e gli episodi choc. I primi nomi

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. I carabinieri di Caserta stanno eseguendo 52 misure cautelari nei confronti di appartenenti al corpo di Polizia Penitenziaria. L’indagine è quella relativa ai pestaggi accaduti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, dopo le proteste violente dei detenuti per la cessazione dei colloqui con i parenti a causa della pandemia.

Il 10 giugno dello scorso anno furono notificati 44 avvisi di garanzia ad altrettanti indagati, tra cui il comandante della polizia penitenziaria dell’istituto di pena con ipotesi di reato per tortura, violenza privata e abuso di autorità. Le indagini partirono da articoli di stampa nati da racconti e foto dei detenuti picchiati raccolti tra i loro parenti dall’associazione Antigone e dal garante dei detenuti della Campania.

Agli agenti indagati furono sequestrati anche i telefoni cellulari. La protesta tra i detenuti montò dopo che il 5 aprile divenne noto che uno di loro, addetto alla distribuzione della spesa del reparto Nilo, si era ammalato di Covid.

Una notizia che, alimentata dal malumore per l’interruzione dei colloqui, generò la reazione di almeno 150 detenuti che si barricarono in cella e poi diedero vita a violenze nelle quali furono feriti due agenti. Alla notifica degli avvisi di garanzia agli agenti seguì un’altra rivolta di una cinquantina di detenuti del padiglione Danubio il 13 giugno, con l’aggressione di altri agenti. L’11 giugno, inoltre, il leader della Lega, Matteo Salvini, era andato a portare la sua solidarietà agli agenti indagati nel carcere

Provveditore sospeso

Una misura interdittiva emessa dal gip di Santa Maria Capua Vetere  è stata notificata stamattina al provveditore delle carceri della Campania Antonio Fullone. La misura cautelare è stata emessa nell’ambito dell’indagini sulle violenze avvenute nel carcere casertano, il 6 aprile 2020, in pieno lockdown, durante una protesta dei carcerati. La notifica degli avvisi di garanzia agli agenti della Polizia Penitenziaria indagati, avvenuta l’11 giugno 2020, da parte dei carabinieri, provocò vibranti polemiche per la modalità d’esecuzione: alcuni poliziotti infatti salirono sui tetti dell’istituto penitenziario per protestare