MARCIANISE. Niente continuazione tra le condanne. Stangata per il ras Felice Napolitano, detto “o’ Capitone”, in riferimento a due verdetti, uno dei quali riguarda un delitto eccellente. La Suprema Corte si è uniformata al precedente grado di giudizio: con ordinanza del 14 luglio la Corte di Assise di Appello di Napoli aveva respinto la richiesta di Napolitano di continuazione tra due precedenti sentenze, una del 2002 e l’altra del 2019.
L’ordinanza riguardava il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e l’omicidio di Angelo Piccolo, avvenuto nel 1996, e portato a termine per sancire il passaggio di Napolitano dai Quaqquaroni ai Belforte. Proprio questo motivo la difesa aveva chiesto di unire le due condanne in quanto proprio il delitto era elemento fondante dell’adesione di Napolitano ai Mazzacane, dopo aver operato agli inizi degli anni Novanta coi Piccolo.
La prima sezione della Corte di Cassazione ha però respinto tale visione evidenziando “che all’epoca della consumazione dell’omicidio Piccolo (marzo 1996) il ricorrente aveva aderito al clan Belforte, il sodalizio in funzione del quale era stato commesso l’omicidio” come si evince dalle motivazioni depositate pochi giorni fa.
Piccolo venne ucciso all’esterno di un ristorante a Casoria nel 1996 nell’ambito della faida tra il suo clan ed i Belforte per l’egemonia a Marcianise. L’accordo – secondo le indagini – venne preso in carcere e il piano di morte venne eseguito da Napolitano, una volta scarcerato. Per quel fatto di sangue la Corte di Appello inflisse nel 2019 la condanna a 20 anni di reclusione per “o’ Capitone”.