Capodrise. Oggi nel giorno della salita incielo del “Venerabile Giacomo Gaglione” in molti si riuniranno in preghiera in memoria “dell’apostolo della sofferenza”. La Santa messa verrà trasmessa via streaming sulla pagina Facebook “Parrocchia San Benedetto Caserta” presieduta da Don Antonio di Nardo sacerdote dal 1998 della Diocesi di Caserta che ha molto a cuore Giacomino a cui a dedicato un libro intitolato “Seme di Gloria”, l’itinerario dfi fede di Giacomo Gaglione.
Ma chi era Giacomo Gaglione?
Giacomo Gaglione nato il 20 Luglio 1896 in provincia di Caserta a Marcianise. Primo di dieci figli di una famiglia casertana nasce il 20 luglio 1896 da mamma Amelia Novelli e papà Valerio. .Intelligente, studioso, brillante ed esuberante, miete successi nel ciclismo e con le ragazze, ama il ballo e la vita mondana che il suo livello sociale gli sembra garantire.
Nel giugno 1912, esattamente un secolo fa, la mattina stessa in cui avrebbe dovuto sostenere una prova d’esame un dolore particolarmente acuto al tallone del piede sinistro è il primo inaspettato sintomo di una poliartrite reumatica deformante, di fronte alla quale la medicina risulterà impotente. Il 20 ottobre di quello stesso anno si mette a letto per non rialzarsi più, mentre assiste al naufragio di tutti i suoi sogni di adolescente.
Assillato dai mille perché che accompagnano ogni malattia; tormentato dall’amore che prova, ricambiato, verso una cugina con la quale già aveva iniziato a progettare il matrimonio e che ora gli impediscono di vedere; dolorosamente segnato nel fisico da dolori lancinanti in tutto il corpo che gli rendono doloroso anche il semplice cambio di biancheria e gli impediscono di nutrirsi da solo, Giacomino attraversa un periodo di buio interiore durante il quale, a più volte pensa al suicidio.
Nel 1919, avendo sentito parlare di Padre Pio ed attratto dal miraggio di una guarigione, si fa accompagnare a San Giovanni Rotondo, dove “non riceve la grazia”, ma “trova la grazia”.
Dopo quell’incontro con il padre cappuccino Giacomo uscì raggiante di Gioia. Padre Pio gli profetizzò la sua santità con queste parole: “Giacomino, Giacomino, Non avrai le gambe, ma un giorno sarai conosciuto in tutto il mondo”.
I Genitori corsero a Ringraziare il Signore per il miracolo avuto, anche se non avevano ancora capito di quale miracolo si trattava. Fu lo stesso Giacomino a spiegarlo e fu per lui facile fallo capire ai suoi cari.
Da questo incontro torna a casa completamente trasformato: inizia a dipingere e la sua casa diventa meta di numerosi artisti casertani, si dedica allo studio della Sacra Scrittura e dedica tutta la sua sofferenza e il suo dolore al Signore, perché credere significa anche soffrire.
Il miglior capolavoro, però, Giacomino lo compie nella sua vita, che diventa tutta un’offerta in intima unione con Gesù.
Molti prendono la sua vita basata sulla “Sofferenza” come esempio. Sofferenza che diventa Fede.
A Lui, così immobilizzato e piagato, si ricorre per trovar conforto e ricevere sostegno e lui si tiene in contatto tramite lettera con chi è lontano.
Il 28 maggio 1962 nelle prime ore della notte Giacomo muore. La testimonianza di Don L’Arco nel giorno fa rivivere quel giorno come se fosse ieri : “Il giorno delle esequie è il trionfo di Giacomino. La forza pubblica a stento tiene a bada una ressa che inonda il cortile; per le scale si fa fatica a districarsi da coloro che con la forza sono riusciti a salire i primi gradini. Il popolo, nel senso profondo di questa parola, esce dalle case, anche le più lontane, di Capodrise e di Marcianise, per venire a rendere l’ultimo omaggio a Giacomino, formando due ali fino al cimitero, sotto una pioggia di fiori che cadeva da ogni balcone, da ogni finestra, dai tetti si può dire”
Proclamato venerabile, si è in attesa del riconoscimento del miracolo che ne consenta la beatificazione.