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Pandemia o psico-pandemia. Gli effetti psicologici della seconda ondata, parla il medico

Caserta. Le misure restrittive che ogni giorno ci troviamo ad affrontare ormai da più di un anno hanno portato  in noi molte paure. Nessuno fino a oggi aveva pensato  alle eventuali conseguenze  ed effetti del lockdown sulla nostra mente e ciò che poteva scaturire nella vita quotidiana.

Gli effetti psicologici della seconda ondata del covid19 hanno portato ad un fenomeno che si  identifica con  lo stress  a cui il lockdown, legato alle misure di restrizione per prevenire il  contagio da COVID-19 hanno sottoposto la popolazione intera  incidendo sul benessere psichico a livello mondiale.

L’emergenza Coronavirus ha cambiato e alterato la vita di tanti, bambini e adulti. Con gli effetti psicologici della seconda ondata del covid19, si parla di “Psicopandemia”.La salute psicologica durante questo lungo periodo  è stata messa a dura prova. Il virus continua ad pesare sulle nostre vite in modo pervasivo.

Pandemia o psico-pandemia. Gli effetti psicologici della seconda ondata del covid19 ha migliorato o peggiorato la vita dell’individuo?

Per dare una risposta a questa domanda ho intervistato il dott. Adelchi Berlucchi. Psicologo psicoterapeuta, docente formatore presso la scuola di polizia penitenziaria, CTU presso il tribunale di SMCV.

 

Su appuntamento ho avuto un colloquio con il dott. Adelchi Berlucchi che gentilmente ha risposto alla mia domanda:

Quali effetti psicologici ha portato questa seconda ondata da Covid19. Ne siamo più impauriti rispetto lo scorso marzo? Potremmo parlare di una psico-pandemia?

Si parla tanto della sindrome della capanna che vede protagonisti bambini , adolescenti e adulti, tale sindrome si manifesta con preoccupazioni eccessive nel progettare anche una semplice uscita. Il luogo sicuro risulta la propria casa. Un’altra sindrome innescata da questa pandemia è la sindrome del Limbo, si ha la sensazione di vivere in un limbo dove tutto non  avrà fine. Ovviamente sempre più in  aumento  casi di ansia e depressione, addirittura gesti inconsueti come il suicidio. Quello che spaventa ,oltre a quanto suddetto, le distanze relazionali e, sempre più vicini   al mondo virtuale, le dinamiche relazionali e comunicative sono cambiate purtroppo, e credo non sarà più uguale a prima. Quello che più di ogni cosa ci può aiutare oggi è guardare non oltre i 30 cm dal naso, impariamo a progettare l’oggi. Guardare al futuro , ci porta a perdere di vista il presente.

 

Ringrazio il Dottor Berlucchi  per aver condiviso l’analisi di studio fatta. Che possa aiutare tutti a guardare oltre 30 cm per un futuro migliore