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Dal carburante alla gestione dei beni confiscati, la dinastia Diana e La Balzana

 

SAN CIPRIANO D’AVERS.A Attraverso figli e cognati gestiva alcuni lotti di un importante bene confiscato alla mafia casalese, Raffaele Diana, l’imprenditore che, con le sue aziende di carburanti, secondo la DDA, avrebbe favorito l’infiltrazione del clan di Casal di Principe nel tessuto economico del Vallo di Diano, in provincia di Salerno. Diana e’ stato arrestato ieri con i figli Giuseppe e Vincenzo nell’ambito di un’indagine delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e Lecce (45 misure eseguite) che ha svelato il business del carburante agricolo spacciato per normale carburante per auto, e gestito dai Casalesi sull’asse Campania-Puglia, in particolare tra Salerno e Taranto, tramite appunto Raffaele Diana, gia’ coinvolto in precedenti indagini anticamorra concernenti pero’ il traffico illecito di rifiuti, altro settore in cui e’ impegnata la famiglia dell’imprenditore casertano. “La Balzana” e’ grande proprieta’ terriera una volta appartenuta alla famiglia Schiavone.

 

E’ situata a Santa Maria la Fossa  ed e’ divisa in 36 lotti assegnati ad altrettanti imprenditori agricoli; il bene e’ destinatario di importanti investimenti statali per decine di milioni di euro, che dovrebbero trasformarlo in Parco Agroalimentare dei prodotti tipici della Regione Campania. La stessa Regione e’ interessata al bene, e ha deciso di entrare nel capitale di Agrorinasce, che entro breve diventera’ una societa’ pubblica partecipata da Comuni e appunto dalla Regione. E il giorno dopo gli arresti, Agrorinasce, societa’ formata da cinque comuni del Casertano che amministra decina di beni confiscati ai clan, tra cui appunto La Balzana, interviene sulla vicenda.

 

L’amministratore delegato Gianni Allucci, spiega che “tra i familiari di Raffaele Diana cui sono stati assegnati i lotti de La Balzana vi sono il figlio Vincenzo, arrestato, per cui si procedera’, come stabilito dalla legge, alla risoluzione del contratto; due anni fa, quando gli concedemmo il lotto, Vincenzo era risultato negativo alle verifiche richieste presso la prefettura di Caserta, nel senso che non aveva alcun problema antimafia; con l’arresto ovviamente cambia tutto. Anche la moglie di Diana (Silvana Zara, non indagata, ndr), madre di Vincenzo, e’ assegnataria di un lotto, ma siamo ancora in attesa da due anni delle verifiche antimafia richieste alla prefettura”. Tra gli assegnatari anche i fratelli della donna, cognati di Raffaele Diana. Sulla vicenda interviene anche il Comitato don Diana, che in passato avevano gia’ diramato “l’allerta” sulla presenza della famiglia Diana nella Balzana.

 

“Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria su camorra e carburanti – si legge in una nota del Comitato – tracciano un quadro inquietante e ci dicono che i nostri allarmi a proposito di dubbie assegnazioni dei terreni della Balzana a Santa Maria La Fossa, non erano infondati. Nell’ inchiesta sono stati tratti in arresto, accusati di gravissimi reati, i membri di una famiglia assegnataria di diversi lotti del bene confiscato. Ci appelliamo agli uffici della Prefettura di Caserta e alla Dda di Napoli per fare completamente luce sui fatti accaduti e per liberare la Balzana da ulteriori rischi di infiltrazioni mafiose”.