SAN CIPRIANO D’AVERSA. Ci sono i Diana al centro dell’inchiesta “Febbre oro nero”, condotta dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza e coordinata dalle Dda di Potenza e Lecce, che ha portato all’arresto di 37 persone (21 in carcere e 16 ai domiciliari) per ingenti profitti illeciti ottenuti con il contrabbando di prodotti petroliferi. Altri sei indagati sono stati raggiunti da divieti di dimora e due da interdittive per l’esercizio delle proprie funzioni.
Tra gli arrestati ci sono esponenti della famiglia Diana di San Cipriano d’Aversa, ritenuta vicina ai Casalesi, e già coinvolta nell’operazione ”Re Mida” della Procura di Napoli contro il traffico di rifiuti mentre in provincia di Taranto è coinvolto il cosiddetto gruppo Cicala. L’attività illecita di contrabbando di prodotti petroliferi si era saldata tra i due sodalizi, uno operante nel territorio campano e lucano e l’altro nel territorio tarantino ma dopo alcuni anni sono emersi degli attriti tanto da pianificare l’omicidio di Raffaele Diana, progetto poi abbandonato. Secondo gli inquirenti, tali fibrillazioni non sono sfociate in una guerra solo per il reciproco interesse a mantenere le attività illecite perpetrate, estremamente remunerative, e quindi non sollevare attenzioni.
Il ras al centro dell’affare
La ragnatela di interessi tra due gruppi di criminalita’ organizzata, uno campano/lucano e l’altro tarantino, che hanno collaborato in una froda sulle accise e l’Iva per gli oli minerali, ha al centro, oltre a Raffaele Diana, vertice dell’omonimo clan legato ai Casalesi molto attivo anche sul versante del traffico illecito di rifiuti, Michele Cicala, gia’ condannato tempo addietro per l’operazione ‘Mediterraneo’. Cicala, dicono gli inquirenti, in carcere ha studiato, si e’ migliorato, ha capito che la strada della violenza non era la piu’ produttiva. Ha cosi’ intessuto relazioni con personaggi leciti ed illeciti, nel tentativo di darsi una immagine da imprenditore.
Da tutte le attivita’ imprenditoriali, poi, ha previsto che una parte profitti andassero alle famiglie i cui esponenti sono in carcere. Ha persino create cooperative per aiutare giovani disagiati, che servivano a entrare nelle gare per gli appalti pubblici. Cicala tuttavia non disdegnava l’uso delle armi nel caso in cui vi fossero interferenze con le sue attivita’. I proventi del traffico carburanti sono stati riciclati nell’acquisizione di bar e ristoranti. Si era dato anche un tempo, sei-otto mesi al massimo, e poi ritirarsi per vivere dei guadagni del contrabbando di oli minerali.