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Detenuto prova a staccare dito di un poliziotto a morsi

 

AVERSA. Aggressione choc nella casa di reclusione di Aversa: un recluso straniero ha infatti rischiato di staccare il dito a un agente di polizia penitenziaria con un morso. La testimonianza è giunta da Emilio Fattorello, segretario nazionale campano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Un detenuto nigeriano, con problemi psichiatrici, appena giunto nel carcere di Aversa si è da subito contraddistinto per le intemperanze: anche durante la traduzione che lo portava ad Aversa ha procurato danni al mezzo di trasporto. Ieri il soggetto, particolarmente agitato, è andato in escandescenza tanto che gli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio hanno faticato non poco a contenerlo. Nella colluttazione, il detenuto con un morso ha procurato gravi lesioni ad un poliziotto, procurandogli una seria frattura ad un dito, guaribile in 25 gg. salvo complicazioni come diagnosticato dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile cittadino”.

 

“La questione che solleva dubbi e perplessità è che il soggetto ha grossi problemi psichiatrici, ha scontato la sua pena e al momento si trova in posizione giuridica di Internato sottoposto a misura di sicurezza. La struttura della C. R. di Aversa non è idonea a detenere e contenere tale tipologia di Internato che invece dovrebbe essere ospitato in una adeguata struttura per lo specifico trattamento e/o estradato al suo Paese di Origine. La Casa di Reclusione di Aversa vive tutte le criticità e le emergenze del sistema penitenziario Nazionale, in particolar modo la carenza organica dei diversi Comparti, il sovraffollamento nonché le carenze strutturali di una struttura centenaria, non può essere sottoposta ad ulteriori criticità con l’avventata assegnazione di soggetti problematici”.

 

Gli fa eco Donato Capece, segretario generale del SAPPE, sottolinea che, sotto i problemi connessi alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: “Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava”.