MARCIANISE/CASERTA/MADDALONI. E’ uno spaccato preciso e che lascia poco spazio alle interpretazioni: nell’anno del Covid in cui anche gli affari più sicuri cedono e le zone grigie tra imprenditoria e camorra vengono scalfite, resta il narcotraffico la gallina dalle uova d’oro del clan Belforte. Ad evidenziarlo è l’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicata nei giorni scorsi, che analizza il primo semestre del 2020, l’anno della pandemia.
“Il clan BELFORTE rappresenta una delle realtà camorristiche più radicate da anni e attive nel territorio di Marcianise, nel capoluogo, nonché attraverso gruppi satellite nei Comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello” si legge nel dossier.
“Della famiglia BELFORTE, sensibilmente ridimensionata dagli arresti e dalle pesanti condanne patite dai maggiori esponenti del sodalizio, è rimasta libera la moglie di uno dei due storici capoclan, mentre la consorte dell’altro esponente apicale, il 14 maggio 2020, è stata destinataria di una misura cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso ed estorsione in danno di commercianti di Marcianise e Caserta, inoltre, in concorso con il marito, per l’omicidio di una donna, amante dello stesso coniuge, avvenuto il 28 ottobre 1991.”
Il narcotraffico
Per circa un ventennio, i BELFORTE si sono violentemente contrapposti ai marcianisani del clan PICCOLO-LETIZIA-Quaqquaroni, con i quali, invece oggi, sono stati accertati accordi finalizzati alla gestione del traffico di stupefacenti e alla silente infiltrazione del tessuto imprenditoriale locale. Proprio nel narcotraffico i BELFORTE mostrano un rinnovato interesse sia nel capoluogo sia nel maddalonese. Il 3 giugno 2020 i Carabinieri hanno eseguito, a Caserta, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di n. 7 appartenenti al gruppo criminale DELLA VENTURA, referenti a Caserta del clan BELFORTE e ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Le lady di ferro
L’inchiesta della DDA di Napoli ha delineato il ruolo della moglie del fondatore del gruppo DELLA VENTURA che aveva assunto le redini del comando ed era diventata a sua volta capozona, proseguendo la lunga tradizione delle donne di camorra che si collocano ai vertici dei sodalizi, fungendo inizialmente da tramite tra i mariti detenuti e l’esterno, per poi acquisire una posizione di primo piano fino a divenire la nuova guida strategica del clan. Nello specifico, le indagini hanno documentato che, sebbene fosse detenuta in regime ordinario, la donna manteneva contatti con i sodali liberi continuando a dirigere il gruppo criminale e a dettare le strategie per i traffici di sostanze stupefacenti di cui l’organizzazione si riforniva a Napoli per rivenderle a Caserta.