Skip to main content

Agente muore per il virus, l’accusa della moglie: “Lo Stato l’ha ucciso. Lavorava senza protezioni”

 

CARINOLA. “Mio marito da quando è iniziata la pandemia non ha mai fatto tamponi nell’istituto penitenziario presso cui lavorava. Non ha mai ricevuto adeguate protezioni dal contagio sul posto di lavoro. Non è stato mai tutelato. Lo Stato lo ha fatto morire”. É l’accusa lanciata da Barbara, la moglie dell’agente Giuseppe Matano, 50 anni, morto per Covid dopo essere stato contagiato nel carcere di Carinola dove da settimane è esploso un focolaio di Coronavirus.

 

“Come mai l’amministrazione penitenziaria si è precipitata a sottoporre a tampone molecolare l’intera popolazione di detenuti del carcere solo dopo la scoperta di un cluster tra agenti? – aggiunge la vedova in un lungo post sui social – Quali tutele sono state approntate per mio marito? Quali sistemi di protezione non sono stati adeguatamente attuati? Cosa ha fatto per evitare che questo accadesse? E per colpa di chi o cosa – continua la donna – mio marito è morto di un virus contratto sul posto di lavoro? Io ed i miei figli pretendiamo delle risposte. Non mi fermerò e chiederò giustizia per l’omicidio – conclude – di mio marito”.