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Carbonizzato nel sonno, identificata vittima: conosceva 7 lingue e viveva qui da 30 anni. LE FOTO

 

LUSCIANO. Si chiamava Hammed, conosceva 7 lingue e da circa 30 anni era in Italia.Un paese che credeva ospitale ma che ha scoperto totalmente indifferente al suo destino e a quello di tanti altri. Stanotte è morto nel rogo della sua baracca nelle campagne di Lusciano

 

La rabbia del comitato don Diana

“Quando Jerry Masslo fu ucciso, al suo funerale, società civile, istituzioni e politica, gridando insieme allo scandalo, giurarono che non sarebbe mai più accaduto ed invece oggi si muore ancora nella povertà più estrema e mentre l’umanità è colpevolmente distratta.

Hammed è morto di stenti e di freddo, stremato dallo sfruttamento. Da solo, senza nemmeno una mano da stringere. Dinanzi alla sua morte siamo tutti colpevoli” sono intrise di rabbia e dolore le parole di Salvatore Cuoci, il coordinatore del Comitato don Peppe Diana che stamattina, con Simmaco Perillo, è accorso sul posto insieme a Aboubakar Soumahoro, sindacalista ivoriano in lotta contro la schiavitù del nostro tempo. È un olocausto moderno, silenzioso e senza fine. Hammed è solo l’ultima vittima di un sistema culturale che non integra ma esclude. E se le cose non cambieranno in fretta, ci saranno ancora tanti Hammed che neanche più verranno contati.

 

Dolore in città

“Non e’ dignitoso morire in questo modo. A nome del comune di Lusciano e dei cittadini esprimo il piu’ profondo cordoglio”. E’ quanto afferma il sindaco di Lusciano Nicola Esposito, che commenta la tragedia avvenute nelle campagne del suo paese, dove una persona, di cui non si conoscono generalita’ e neanche il sesso – dovrebbe essere un uomo – e’ morta carbonizzata nel rogo della baracca in cui sopravviveva. “Non sapevamo – prosegue il sindaco – che una persona vivesse in simili condizioni. Abbiamo accertato che il terreno e’ gestito da un affittuario di Lusciano, che ora dovra’ chiarire la sua posizione con i carabinieri. E’ probabile che la vittima fosse un bracciante; a poche decine di metri dalla sua baracca ce n’era un’altra vuota, con degli attrezzi. Di certo e’ una zona isolata, difficile da raggiungere con i pantani creati dalle abbondanti piogge” conclude Esposito.
LE FOTO (dalla pagina del Comitato Don Peppe Diana)