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Ras dei Casalesi si dà alla latitanza dopo condanna per omicidio

 

CASAL DI PRINCIPE/CASAL VOLTURNO. Dopo la condanna passata in giudicato a 30 anni di reclusione, per l’omicidio dell’imprenditore Domenico Noviello, ucciso il 16 maggio del 2008 a Castel Volturno da un commando di killer guidati dal capo dell’ala stragista dei Casalesi Giuseppe Setola, Francesco Cirillo, uno dei sicari, e’ irreperibile. Lo rende noto ‘Il Mattino’.

 

Dallo scorso 20 novembre, il giorno dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, e’ attivamente ricercato da tutte le forze di polizia.

 

“Sono sconvolta e indignata e anche molto preoccupata, visto che io e i miei fratelli ci abbiamo messo la faccia affrontando tutte le udienze, e guardandolo negli occhi” dice Mimma Noviello, figlia della vittima. “E devo dire che ero convinta, – aggiunge – nonostante in aula avesse mostrato un volto quasi dispiaciuto, che non avrebbe aspettato tranquillamente a casa le forze dell’ordine che venivano ad arrestarlo”.

 

La vicenda giudiziaria

 

Secondo quanto emerse dai tre gradi di giudizio, i sicari agirono per punire Noviello, che alcuni anni prima, insieme al figlio Massimiliano (oggi sotto scorta), aveva denunciato e fatto arrestare per estorsione proprio Cirillo con altri esattori del clan; in quella circostanza, era il 2001, Francesco Cirillo fu l’unico condannato tra i camorristi arrestati. “Gia’ allora – ricorda Massimiliano Noviello – si diede alla latitanza dopo la condanna, per cui era prevedibile che lo facesse anche adesso, a maggior ragione dopo una condanna a 30 anni. Sono preoccupato, si tratta sempre di un camorrista che ora e’ anche braccato; non sappiamo quali possano essere le sue reazioni”. “La cosa che piu’ mi indigna – aggiunge – e’ che nessuno ci abbia avvisato di questa situazione””.

 

La stagione del terrore

Sette anni dopo la condanna di Cirillo, Setola – era il 2008 – diede il via alla “stagione del terrore”, durante la quale il clan “risolse” alcune questioni sospese e provo’ a riaffermare a suon di proiettili il suo predominio sul territorio, con 18 morti in pochi mesi. Morirono imprenditori coraggiosi come Noviello, Raffaele Granata e Antonio Celiento, parenti di pentiti, e i sei immigrati ghanesi della cosiddetta “strage di San Gennaro” (settembre 2008). Tutti i killer, ad iniziare da Setola, per proseguire con i suoi luogotenenti Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo, sono da anni in carcere con ergastoli o comunque pesanti pene detentive per quei delitti, tra cui l’omicidio Noviello. L’ultimo del gruppo di fuoco a mancare all’appello per la morte di Noviello era proprio Francesco Cirillo, cugino di Alessandro, il cui iter processuale e’ stato molto travagliato e costellato di colpi di scena, con ben cinque processi, tra cui due pronunce della Cassazione. In primo grado Cirillo era stato condannato all’ergastolo come gli altri partecipanti al delitto, poi era stato l’unico ad essere assolto in appello, nonostante avesse rappresentato il “pretesto” per uccidere Noviello. Lo stesso Setola, durante il processo, aveva affermato di aver ordinato “l’omicidio di Noviello perche’ aveva mandato in carcere Francesco Cirillo”.

 

Dopo l’assoluzione in Appello, la Corte di Cassazione aveva pero’ annullato la sentenza, rinviando ad un’altra sezione della Corte di Appello di Napoli perche’ valutasse meglio le prove a suo carico; i magistrati di secondo grado hanno cosi’ rideterminato la pena e la Cassazione ha apposto a novembre quello che sembrava il “sigillo finale” del processo, che invece ha uno strascico molto preoccupante. Cirillo viveva a Casal di Principe, ma non si e’ fatto trovare a casa quando i carabinieri – delegati dalla magistratura – sono andati a notificargli l’ordine di carcerazione per l’esecuzione della pena. Le ricerche sono in corso, e sta dando supporto anche la Polizia di Stato, attraverso la Squadra Mobile di Caserta, che fece le indagini sull’omicidio Noviello.