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Virus inglese, ecco come le 23 varianti influiscono (poco) sul vaccino

 

NAZIONALE. “Queste variazioni evidenziano 23 piccole varianti che però non inficiano completamente la capacità del vaccino di aggredire questo uncino del virus perché gli anticorpi prodotti sono plurimi e, a oggi, riteniamo che il vaccino sia assolutamente efficace”. Così il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco a Studio 24 su Rainews. “In ogni caso, le nuove metodologie dei vaccini Pfizer e Moderna permettono un veloce aggiornamento di quella che potrebbe essere la composizione aggiornata del vaccino”, ha aggiunto.

 

“Impatto modesto”

“La mia sensazione è che questa variante” inglese di coronavirus Sars-CoV-2 “abbia un impatto modesto sul vaccino” anti-Covid. “E’ una discussione che, se si fosse tenuta su tavoli scientifici anziché sui media, forse sarebbe stato più intelligente. Perché, soprattutto in una fase in cui dobbiamo convincere le persone a vaccinarsi, non è il caso di creare tutte queste preoccupazioni e questi dubbi”. Lo precisa Massimo Andreoni, direttore Uoc Malattie infettive all’università di Roma Tor Vergata, intervenuto alla trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus. “E’ normale che i media debbano dare la notizia”, osserva.

 

“Mi lamento con la parte scientifica che, prima di dare certe notizie, dovrebbe avere dati sufficienti. Da quei pochi dati che abbiamo a disposizione – spiega l’infettivologo – questa modificazione della proteina Spike” che il virus utilizza per attaccare le cellule bersaglio “sembrerebbe essere modesta e quindi non determinare la necessità di un cambiamento del vaccino. E ormai il vaccino si è capito come farlo. Quindi, anche se fosse necessario un nuovo vaccino – rassicura Andreoni – sapremmo farlo rapidamente”.