SAN FELICE A CANCELLO. Probabilmente non ha retto all’orrore che aveva commesso poche ore prima. Nella prima notte dietro le sbarre Michele Marotta, assassino reo confesso della moglie, ha provato a commettere un gesto estremo.
L’allarme è stato lanciato in mattinata al terzo piano del reparto Tevere del carcere di Santa Maria Capua Vetere dove Marotta è detenuto in una cella di isolamento riservata ai detenuti in quarantena. Stando a quanto emerso l’uomo avrebbe provato a impiccarsi: il personale sanitario del carcere è riuscito per fortuna a rianimarlo e a trarlo in salvo. Era stato proprio Marotta ieri mattina dopo l’omicidio della consorte a chiamare un familiare ed un amico per confessare quanto commesso e, dopo essere tornato a casa, i carabinieri, che sono andati ad arrestarlo.
Il delitto
Il 34enne imbianchino Michele Marotta, ha agito ieri mattina nell’area collinare della frazione di Cancello Scalo. E’ stato lui a raccontare quanto accaduto ai militari della Compagnia di Maddaloni, e al sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Di Vico, arrivato sul posto dopo il delitto. L’operaio ha riferito di aver agito per la sua forte gelosia; sulla sua versione gli inquirenti stanno facendo degli approfondimenti, visto che l’uomo ha portato con sè la pistola, peraltro regolarmente detenuta, facendo ipotizzare che potesse anche avere già in mente l’epilogo cruento che ha poi effettivamente avuto luogo.
La lite in auto
La coppia – come raccontato dal 34enne dopo l’arresto – e’ uscita ieri mattina in auto per alcune commissioni, e subito avrebbe iniziato a litigare; a Michele sembra non andasse il comportamento che la moglie aveva avuto con un altro ragazzo. Dopo poco il 34enne si e’ diretto verso casa; “voglio stare sola” gli avrebbe detto Maria, cosi’ lui si e’ recato dietro casa, in un’area di campagna isolata, a ridosso di una collina. Qui il litigio sarebbe continuato con ancora piu’ forza, e ad un certo punto Michele ha estratto l’arma e ha fatto fuoco 5-6 volte. Maria e’ morta quasi sul colpo.
La resa e il gesto estremo
In preda alla confusione, il 34enne ha fatto un paio di telefonate ad un parente e ad un amico per dire cosa aveva combinato, quindi e’ andato a casa, dove ha informato i carabinieri. “Venitemi a prendere, ho ucciso mia moglie” queste le parole scandite al telefono da Michele Marotta. In pochi minuti i militari, che gia’ si erano gia’ attivati in quanto allertati da alcune persone che avevano udito gli spari, sono piombati nella sua abitazione, e hanno raccolto la sua confessione. La coppia aveva un figlio di sei anni, che per ora è stato affidato ai nonni coi quali ora dovrà affrontare un periodo lunghissimo (forse interminabile) senza entrambi i genitori.