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Guerra di camorra, condannati 5 ras dei Belforte. Si salvano due pezzi grossi

 

MARCIANISE. Cinque condanne, un ergastolo e due assoluzioni clamorose. Si conclude così il processo di primo grado con rito abbreviato per gli omicidi di Giuseppe Farina e Giovan Battista Russo.

 

Pochi minuti fa il gup del tribunale di Napoli ha emesso il suo verdetto: ergastolo per Domenico Belforte; 13 anni per il fratello Salvatore Belforte; 10 anni al pentito Bruno Buttone; 30 anni a Pasquale Cirillo; 20 anni a Luigi Trombetta. Assolti Felice Napolitano e Gennaro Buonanno, quest’ultimo difeso dall’avvocato Giuseppe Foglia. Per “Gnucchino” era stato invocato l’ergastolo dal pm della Dda nel corso della requisitoria così come per Domenico Belforte, mentre per Napolitano erano stati invocati 30 anni. Venti anni erano stati chiesti per Salvatore Belforte e Trombetta, 12 per Buttone.

La faida degli anni Novanta

Il processo giunge al culmine di un’attività investigativa, condotta nell’anno 2017, consequenziale alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di individuare gli autori dell’omicidio di Giovanni Battista Russo, classe 1945, assassinato in Marcianise il 9 gennaio 1997.

L’omicidio, di chiara natura camorristica, si inserisce a pieno titolo nella guerra che vide tra gli anni 1986/2007 contrapposti due clan, i Piccolo, noti come i “Quaqquaroni”ed i Belforte soprannominati i“Mazzacane”, per l’egemonia territoriale dei traffici illeciti nell’area di Marcianise.

Secondo la Dda Domenico Belforte sarebbe stato il mandante, Cirillo e Buttone gli esecutori, Trombetta lo specchiettista, mentre Buonanno avrebbe fornito le armi. La scelta della vittima, appartenente al gruppo Piccolo, era stata dettata in virtù della partecipazione della stessa ad azioni omicidiarie compiute a danno di appartenenti al gruppo Belforte.