Lockdown2 in Italia, c’è già la data: “Due settimane per il limite”
NAZIONALE. C’è una prima ipotesi di data che sta circolando insistente per un secondo lockdown: alcuni media rilanciano infatti la possibilità che da lunedì 9 novembre ci sia la chiusura definitiva e in questo senso è arrivato in queste ore un altro segnale dal Cts.
”Ho letto di tutto, soprattutto analisi totalmente errate e disorientanti di pseudo esperti che hanno evidentemente la sfera di cristallo e la bacchetta del mago Merlino proponendo soluzioni magiche a problemi estremamente complessi. Che siano i politici a criticare le indicazioni del Cts mi sembra quasi legittimo, è nel pieno diritto. Che siano dei tecnici a dire cose inesatte e fuorvianti è molto meno legittimo”. Lo dice al Corriere della Sera Agostino Miozzo, a capo del Comitato tecnico scientifico, che aggiunge: ”Fra due settimane sapremo se abbiamo raggiunto il limite non compatibile e si deve passare ad un intervento più radicale come quello che abbiamo già dolorosamente sperimentato a marzo e aprile. Solo con il rispetto rigoroso delle regole, il lockdown potrà essere ricordato come una brutta esperienza del passato”.
”Imputare al Cts responsabilità di una situazione figlia delle sofferenze imposte al sistema sanitario italiano nei decenni passati è, non solo scorretto, ma direi disonesto – prosegue Miozzo -. Dov’ erano questi esperti di gestione delle emergenze dell’ultima ora, quando venivano tagliati ospedali pubblici e letti di terapia intensiva, quando la politica penalizzava il sistema di sanità pubblica? Non ricordo le voci di questi nuovi urlatori di professione alzarsi forti per denunciare i tagli”. ”Il Dpcm – spiega – risponde alla situazione attuale del Paese che è in rapidissimo peggioramento. Le stesse misure le ha adottate oggi la Germania. Noi dobbiamo orientare i comportamenti dei nostri concittadini al rispetto rigoroso del distanziamento, alla riduzione di tutti i contatti a rischio, alla limitazione di tutte le possibili occasioni di contagio. È la gradualità di comportamenti da mettere in atto come ultimo tentativo per evitare la ben più dolorosa decisione del lockdown generale”.
Sulla richiesta di lockdown, almeno parziale, da parte del consulente del ministro della Salute Walter Ricciardi, Miozzo afferma di ”stimare molto Walter Ricciardi, di cui sono amico, ma lui è esperto di sanità pubblica, questa emergenza mi ha insegnato che le decisioni di giungere al lockdown includono anche valutazioni relative alla sicurezza, all’erogazione dei servizi essenziali, all’economia. Io non ho tutti questi strumenti di valutazione e invidio i colleghi capaci di fare valutazioni così complesse dal chiuso del reparto dove dovrebbero assistere i loro malati”.
“Gli ospedali soffrono una pressione difficilmente sostenibile nel lungo periodo – dice ancora Miozzo -, soprattutto nei territori in ritardo nell’organizzazione dei percorsi dedicati ai pazienti Covid. L’unico modo per alleggerire è coinvolgere medici di famiglia e pediatri di libera scelta fornendo loro tutti i mezzi per operare, i materiali di protezione, gli strumenti diagnostici. Con l’accordo appena siglato tutti i cittadini potranno fare i tamponi rapidi con il loro medico. In questo i medici vanno coinvolti, anche ospitandoli in spazi dedicati se il loro studio non va bene. Naturalmente vanno messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza, senza escludere sanzioni per chi si rifiuta”.
“Dobbiamo promuovere, insistere, fare tutto il necessario – rimarca – per avere tutti sul proprio cellulare l’applicazione Immuni. Se vuoi entrare in Università devi avere l’applicazione. So di andare contro la libertà dei singoli e i diritti costituzionali, ma dobbiamo convincerci che il bene dell’intera comunità passa anche dalla riduzione, tutto sommato marginale, di alcuni aspetti delle nostre libertà. Con una notifica di Immuni scatta l’isolamento e si interrompe la catena del contagio. Riguardo la scuola, il vero coraggio è tenerle aperte e adattare il sistema a questa esigenza. Sono stati fatti miracoli per trasformare il cronico disastro del sistema scolastico in qualcosa che sia in grado di affrontare la crisi che stiamo passando. Dobbiamo difenderlo se non vogliamo trovarci centinaia di migliaia di ragazzi terrorizzati e affetti dalla sindrome della capanna”.