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Lo scandalo della villa romana di Cocceio dove regnano degrado e incuria. M5S: “Franceschini intervenga”

Lo scandalo della villa romana di Cocceio dove regnano degrado e incuria. M5S: “Franceschini intervenga”

Arienzo.Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

nel comune di Arienzo (Caserta), in località Costa-Igli, è ubicato il sito archeologico della cosiddetta «Villa di Cocceio» codice catastale A403, N. C. E. U. f. 8, partt. 291, 17, 15, 14, 13, 12, 11; f.6, partt. 19 sub. B, 17 sub. B, 16; f. 5, part. 46) che per la sua bellezza e complessità, può considerarsi uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza nel Mezzogiorno provinciale romano;
il monumentale complesso d’età imperiale, dislocato su una superficie di oltre 15.000 metri quadri e composto da numerose strutture disposte su due terrazze, fu scavato parzialmente nel 1963-1964 dalla soprintendenza archeologica della Campania e fu datato sulla scorta dei dati di scavo, in particolare dalla tipologia dei mosaici e delle decorazioni parietali, al II secolo d.C.;
di eccezionale interesse sono soprattutto le pitture che decorano gli ambienti adiacenti l’ipocausto costituite da riquadri rossi, incorniate da motivi vegetali e fasce verdi, ed alte zoccolature di colore ocra che documentano lo sviluppo dell’arte parietale in Campania in epoca posteriore alla distruzione di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia;

notevole è anche la ricca decorazione musiva dei piani pavimentali costituita da motivi geometrici, triangoli in bianco e nero, inquadrati da una cornice di due file di tessere nere; mentre nelle zone più esclusive del complesso sono raffigurate figure allegoriche, cesti floreali, cani in posizione araldica, kantaros da cui fuoriescono cesti di vite;

purtroppo, da oltre trent’anni, il prestigiosissimo sito archeologico, vincolato soltanto nel 1991 ai sensi degli articoli 1 e 3 della legge 1089 del 1939, è stato completamente abbandonato: attualmente tutta l’area archeologica versa in condizioni di incuria e notevole degrado evidenti sia nella fitta vegetazione infestante che ha ricoperto e danneggiato le strutture murarie sia nel fatiscente stato di conservazione delle evidenze architettoniche e decorative;
esauriti i cospicui finanziamenti per la ricerca archeologica, infatti, la soprintendenza per i beni archeologici della Campania rinunciò anche al progetto di un parco archeologico: con le procedure incomplete di esproprio dei lotti, gli scavi furono in parte coperti, le migliaia di preziosi reperti rinvenuti furono impacchettati e chiusi nei depositi, mentre le strutture lasciate a vista furono abbandonate senza misure di sicurezza, con coperture di protezione realizzate presumibilmente in cemento-amianto, esposte alle intemperie e all’erosione degli agenti atmosferici, senza segnaletica, senza una regolamentazione degli usi dei suoli adiacenti consentiti o vietati, senza un piano dell’accessibilità (pedonale e veicolare);
privata di qualsiasi forma di tutela, manutenzione, controllo, l’area archeologica della prestigiosa villa romana è ancora oggi esposta a spoliazioni e vandalismi –:
se non ritenga indispensabile promuovere una procedura ispettiva volta a ricostruire le cause che hanno prodotto un simile degrado, accertando per quanto di competenza eventuali responsabilità e inadempienze;
se si intendano adottare iniziative urgenti per la conservazione e la valorizzazione del sito archeologico di «Villa di Cocceio» nella frazione Costa-Igli di Arienzo (Caserta) al fine di dare un forte segnale di discontinuità rispetto al passato;

quali iniziative, nell’ambito delle proprie competenze, intendano assumere per la bonifica di tutte le componenti in cemento-amianto presenti nell’area archeologica, assicurandosi che le nuove coperture a protezione dei reperti coniughino in modo semplice ed elegante, sicurezza, questioni estetiche, efficacia conservativa e funzionalità museografica.