“La famiglia Schiavone si è spaccata dopo il pentimento”: Dia svela divisioni tra fratelli
CASAL DI PRINCIPE. Una spaccatura che ha diviso la famiglia. Da una parte Nicola Schiavone, l’erede designato che si è pentito, trascinando con sè sua madre Giuseppina Nappa, moglie dello storico capoclan ma sotto protezione. tre tra un fratello (Walter) e le due sorelle. Dall’altra parte restano gli altri figli Carmine, Emanuele Libero ed Ivanhoe: chi è detenuto (i primi due) ha mantenuto la scelta del padre dietro le sbarre, l’ultimo ha proseguito con la propria vita di sempre a Casal di Principe.
Una fotografia, quella della famiglia di Sandokan divisa dopo il clamoroso pentimento di Nicola, sposata anche dalla Direzione Investigativa Antimafia che nella relazione semestrale così inquadra le tribolazioni vissute da quello che per anni è stao il nucleo familiare centrale per le sorti della criminalità orgnaizzata casalese.
La relazione
“All’interno del clan SCHIAVONE si registra una spaccatura tra i componenti del nucleo familiare, dopo la decisione di collaborare con la giustizia, assunta nel 2018, da uno dei figli del capo clan (Nicola, ndr) – da anni detenuto in regime ex art. 41 bis O.P. – e l’adesione al programma di protezione previsto per i parenti dei collaboratori, della moglie del capo clan e di un altro dei figli, intervenuta poco tempo dopo. La scelta non è stata condivisa dagli altri figli e il sodalizio continua a detenere la supremazia sui territori di competenza grazie alla gestione affidata, di volta in volta, al sodale libero più autorevole e alla incondizionata fedeltà di altri gruppi federati con gli SCHIAVONE.
Tra questi la famiglia RUSSO (definita in atti giudiziari come “ala gemellata” agli SCHIAVONE, tanto che spesso i collaboratori di giustizia parlano di clan SCHIAVONE-RUSSO), i sodalizi PANARO, CORVINO, BIANCO, CACCIAPUOTI, originari di Casal di Principe e il gruppo CATERINO-DIANA-MARTINELLI, che costituisce la costola sanciprianese del clan. Uno spaccato dei ramificati interessi economici del sodalizio viene dall’operazione “Doma” della DIA di Napoli, conclusa il 15 luglio 2019. L’indagine ha smantellato un’importante articolazione imprenditoriale, strutturalmente legata al gruppo RUSSO-SCHIAVONE e facente capo ad uno degli “operatori economici più attivi dei CASALESI”, con compiti esecutivi nelle attività di estorsione, di reimpiego di capitali illeciti e di raccordo con il mondo politico. Il sodalizio, tramite imprenditori di riferimento che si sono imposti sul mercato facendo ricorso alla forza di intimidazione del clan per estromettere le ditte concorrenti, aveva acquisito una sorta di monopolio nel settore della pubblicità e delle affissioni, in provincia di Caserta e nell’agro aversano.
Un ambito, come dichiarato dai collaboratori di giustizia, di particolare rilevanza nell’economia del sodalizio, sia quale forma di investimento sia quale settore da sottoporre ad imposizione estorsiva. Al vertice dell’organizzazione figurava un pregiudicato, inserito nel clan RUSSO, diventato, nel tempo, riferimento e gestore dei proventi illeciti anche per la famiglia SCHIAVONE che, all’indomani della sua scarcerazione, avvenuta nel maggio 2015, aveva ripreso a gestire gli affari nel lucroso settore della pubblicità, risultato sotto il controllo del clan dei CASALESI sin dagli anni 2006/2007.”