CASERTA. Per la relazione della Direzione Investigativa Antimafia non ci sono dubbi: non solo la Terra dei Fuochi brucia ancora, ma lo smaltimento illecito di rifiuti da parte di aziende o imprenditori vicini alla camorra è ancora la grande emergenza di Terra di Lavoro. Il dossier relativo al secondo semestre del 2019 reso noto nei giorni scorsi è inequivocabile su quanto avviene nel ciclo dei rifiuti in provincia.
Indagini sulle bonifiche
Il territorio casertano, infine, continua ad essere oggetto di particolare attenzione per quanto riguarda il fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti, che ha determinato gravissimi problemi di salute pubblica, nonché – parallelamente – la bonifica di aree dove, negli anni, sono stati sversati illecitamente rifiuti di ogni genere. Una delle zone maggiormente interessate da tale criticità è la cd. Terra dei Fuochi, che comprende un vasto territorio che si snoda tra le province di Napoli e Caserta, nel quale sono situati 55 comuni del napoletano e 33 del casertano786. Numerose sono le indagini che, negli anni, hanno riguardato condotte illecite nello specifico settore, poste in essere da parte di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo di smaltimento: non solo, pertanto, gruppi criminali, ma anche imprenditori e amministratori senza scrupoli, autotrasportatori e consulenti chimici. In alcuni casi i comportamenti sanzionati prescindono dalla relazione con gruppi criminali, ma sono dettati da un personale tornaconto economico.
Smaltimento “gonfiato”
“Al riguardo – si legge nella relazione – si cita l’esecuzione, il 15 luglio 2019, da parte dei Carabinieri, di un decreto di sequestro preventivo emesso a conclusione di un’indagine, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, riguardante il ciclo dei rifiuti della provincia di Caserta, nei confronti di un soggetto al quale faceva capo la gestione di una ditta, specializzata nel settore dello smaltimento rifiuti, ritenuto responsabile del reato di truffa aggravata ai danni del comune di Grazzanise, più volte al centro di indagini per condotte illecite di questo tipo. Le investigazioni hanno accertato un diffuso sistema truffaldino, architettato per “gonfiare” il peso dei rifiuti smaltiti per conto dei Comuni, con lo scopo di lucrare sulla differenza tra quanto effettivamente smaltito e quanto falsamente attestato. In particolare, mediante l’alterazione del sistema di pesatura degli automezzi che pervenivano presso uno stabilimento sito a Pastorano, gestito dalla ditta sequestrata, veniva attestato il conferimento di quantitativi di rifiuti umido/organici, di gran lunga superiori a quelli effettivamente trasportati, con evidente aggravio per le casse comunali.
L’imprenditore, come sopra accennato, era stato più volte indagato per altri illeciti, accertati tra il 2013 e il 2016, sempre connessi allo smaltimento dei rifiuti. Nel 2016 era stato destinatario di un provvedimento cautelare emesso in conseguenza di irregolarità accertate nella gara d’appalto, bandita nel 2015, dall’amministrazione comunale di Piedimonte Matese per il conferimento delle frazioni recuperabili e non recuperabili di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata”