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Dolci del clan e pizzini per il boss, condannati pasticciere e geometra

 

CASAPESENNA. E’ stata emessa la sentenza in abbreviato relativa all’inchiesta sulla pasticceria Butterfly e il clan Zagaria. I giudici hanno infatti inflitto 7 anni e 10 mesi per il titolare Giuseppe Santoro, ritenuto responsabile di associazione a delinquere di stampo mafioso; 4 anni invece per il geometra  Pasquale Fontana, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

 

Confermata, invece, l’assoluzione già chiesta dal pm per il terzo imputato, Daniele Cipriano Nusher. I tre sono stati giudicati con rito abbreviato dal gup di Napoli. Nel collegio difensivo gli avvocati Giaquinto, Martino e Diana.

L’inchiesta

L’attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea e condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, ha permesso di svelare la partecipazione attiva del “clan dei Casalesi”, e in particolare della fazione Zagaria, in importanti settori dell’imprenditoria, e in particolare, nella collocazione sul Territorio Nazionale di pasticcerie, rivelando sia il tentativo di infiltrazione nel tessuto economico-sociale dell’Emilia Romagna da parte di imprese nate e operanti in territorio campano, sia l’intestazione fittizia delle stesse a soggetti ritenuti gravitanti nell’orbita della cosca.

 

I pizzini

L’indagine, condotta con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, sia telefoniche che ambientali, corroborate da dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia sull’argomento, ha consentito di accertare che gli indagati organizzavano incontri riservati con Michele Zagaria e con altri affiliati al fine di pianificare le attività del clan e che Santoro Giuseppe, oltre ad ospitare Zagaria nella propria abitazione e in quella di suoi stretti familiari, metteva a disposizione di diversi affiliati il locale pasticceria “Butterfly” di Casapesenna per la consegna di ‘pizzini’ da destinare al capo clan durante la sua latitanza.

 

Secondo la Dda Santoro, inoltre, riceveva un grosso finanziamento da Zagaria, con cui era in società, che gli consentiva di estendere l’attività commerciale della Butterfly s.r.l. aprendo vari punti vendita sul territorio campano e napoletano, presso i quali venivano, poi, assunti diversi parenti di affiliati al clan, al fine di procurare loro un lavoro apparentemente lecito.

 

Nella foto Giuseppe Santoro e Pasquale Fontana