CAPUA. Potrebbe essere una prova decisiva per il prosieguo del procedimento sugli interessi del clan e dell’impreditoria nella politica a Capua e non solo.
Nel corso dell’udienza di ieri è venuto alla luce un dettaglio fondamentale: i carabinieri hanno infatti rinvenuto il libro mastro di Francesco Zagaria, alias “Ciccio ‘e Brezza”, l’imprenditore e riferimento della cosca a Capua che da imputato chiave si è trasformato nei mesi scorsi in pentito.
Proprio dopo la scelta di collaborare Zagaria ha indicato agli investigatori la presenza di un manoscritto dove sono appuntati nomi di politici e cifre, ovviamente riferite a somme di denaro. Al momento i nomi restano coperti da segreto istruttorio, ma nei verbali Zagaria avrebbe già fatto riferimento a politici di Caserta e della zona di San Prisco, oltre ovviamente a Capua, fulcro dell’inchiesta che portò all’arresto dell’ex sindaco Carmine Antropoli, ora libero.
Le “donazioni”
Peraltro nell’udienza di ieri è terminato l’esame proprio di Zagaria che ha ripercorso anche cosa avvenne nella tornata elettorale del 2016. Almeno tre le “donazioni” fatte a politici di area centrodestra, stando a quanto emerso dal racconto di Zagaria.
A processo, insieme a lui ci sono Carmine Antropoli e gli ex assessori Ricci e Taglialatela. L’ex sindaco è accusato dalla Dda di aver stretto un patto con Francesco Zagaria, detto “Ciccio ‘e Brezza”, dal nome della frazione di Capua dove risiede, considerato referente del boss omonimo Michele Zagaria.
L’ombra sulle elezioni
Un patto che avrebbe condizionato le elezioni comunali di Capua del 2016, cui Antropoli non si candidò perché era stato sindaco per due consiliature dal 2006 al 2016, facendo però candidare un proprio fedelissimo, che poi perse. Secondo i carabinieri ci sarebbe stato più di un incontro, sempre prima delle elezioni comunali del 2016, tra Antropoli e i due affiliati, in cui si parlava di politica.