TEANO. Alla famiglia non bastava più nemmeno la tangente che il titolare della concessionaria pagava regolarmente. Uno voleva che gli fosse venduta la Mini Cooper in tempi rapidi. Un altro figlio pretendeva di acquistare ogni tipo di auto usata ma al suo prezzo. Poi c’erano i guadagni da dividere con una presunta “testa di legno”.
Ma a far scattare la molla alla famiglia dell’imprenditore è una intimidazione avvenuta nell’aprile 2019 quando alla riapertura della concessionaria trova una bottiglia d’alcol davanti al cancello e delle tracce di gasolio su tre vetture parcheggiate. Per fortuna in quel momento passa una volante della polizia e raccoglie la testimonianza della moglie, rimasta a Teano, mentre il marito è a Roma per lavoro.
A quel punto decidono di vuotare il sacco e denunciare tutto alle autorità e di lasciare Teano per andare a vivere fuori provincia: “Abbiamo il terrore che possano farci del male. Teano non è più un posto sicuro per noi”. Le minacce erano sia reali che virtuali.
“Il figlio Armando pretendeva di avere macchine usate e di decidere lui il prezzo perchè era amico dei Casalesi e compare di Cutolo”. Tra i soggetti raggiunti dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli, c’e’ l’ex cutoliano 60enne Michele Aria, E’ stato arrestato con i figli Armando di 39 anni e Michele jr di 33. Era Aria che, secondo i magistrati e gli investigatori della Squadra Mobile di Caserta guidati da Davide Corazzini, aveva preso in mano le redini del clan dei Casalesi nella zona di Teano, alto-Casertano. Aria si muoveva con un altro presunto affiliato, il 44enne Salvatore Salerno (anch’egli arrestato), ritenuto referente a Teano del clan Papa, cosca storicamente federata con i Casalesi.
I due, insieme ai cinque complici arrestati (ordinanze anche per il 59enne Francesco Faella, il 35enne Paride Corso e Lorenzo Corbisiero, di 50 anni), imponevano sul territorio la “legge” loro e quella dei Casalesi con la violenza; e’ emerso dell’episodio del concessionario d’auto vittima di estorsione, cui il gruppo ha provato ad incendiare l’attivita’ quando l’imprenditore ha smesso di pagare il rateo estorsivo. L’operatore economico, hanno accertato le indagini, pagava 300 euro al mese ad Aria, ma ad un certo punto non ce la faceva piu’; gli indagati gli hanno chiesto di mettersi a posto pagando tre rate da 1500 euro, l’imprenditore ha iniziato a pagare ma poi ha dovuto smettere. Sono cosi’ iniziate le minacce, quindi gli atti intimidatori e i pestaggi; il concessionario, costretto a noleggiare gratuitamente le auto agli indagati, e’ stato picchiato con le mazze da baseball davanti ai clienti.
Gli estorsori hanno poi rimosso le telecamere per evitare di essere identificati. La vittima, convocata dalla Squadra Mobile che gia’ indagava sul gruppo di Aria, ha denunciato i fatti. Gli inquirenti hanno poi scoperto altre due estorsioni consumate dal gruppo, tra cui quella ai danni di un allevatore di cani.