SANTA MARIA CAPUA VETERE. Momenti di tensione al carcere di Santa Maria Capua Vetere tra Carabinieri e agenti penitenziari in seguito a un’operazione di polizia giudiziaria su ordine della locale Procura nell’ambito di un’indagine sui presunti pestaggi avvenuti il 6 aprile nell’istituto di pena, dopo una accesa protesta verificatasi qualche giorno prima, in piena emergenza sanitaria.
Gli indagati sarebbero 44. Tra i reati figurerebbe anche quello di tortura. In carcere sono presenti i vertici della Procura di Santa Maria. Gli agenti contestano, a quanto si apprende, le modalita’ di notifica.
Secondo quanto emerso sarebbe stato mandato via anche un magistrato inquirente. La perquisizione sarebbe stata fatta dai carabinieri agli agenti penitenziari in divisa alla presenza dei familiari dei detenuti. Gli stessi parenti dei reclusi sono all’esterno da ore in attesa dei colloqui che sono momentaneamente sospesi: la situazione è estremamente tesa. Al momento gli agenti sono nel piazzale in protesta, mentre altri sono sui tetti a manifestare.
Alcuni agenti della Polizia Penitenziaria sono saliti su un tetto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, per protestare contro le modalita’ adottate dalla polizia giudiziaria e dalla Procura per notificare gli avvisi emessi nell’ambito di una indagine su presunti pestaggi che si sarebbero verificati nella struttura carceraria lo scorso marzo, in piena emergenza sanitaria.
La nota del Sippe
“Nella mattinata di oggi i poliziotti penitenziari in divisa di Santa Maria Capua Vetere, all’ingresso del carcere e mentre si accingevano ad entrare in istituto per iniziare il servizio, sarebbero stati fermati dai carabinieri per controlli e, addirittura, avrebbero sequestrato dei telefoni cellulari. Tutti i poliziotti sono usciti nel piazzale del carcere perché si sarebbero sentiti abbandonati dal comandante che sembra non esserci”. Così il Sippe, Sindacato di polizia penitenziaria.
“I poliziotti penitenziari si sentirebbero offesi per le modalità in cui sarebbero stati trattati, considerato che questa azione sarebbe avvenuta in presenza dei familiari dei detenuti”, dichiara Michele Vergale, dirigente nazionale del Sippe. Che aggiunge: “Durante il blocco non erano presenti sul posto nessun funzionario della polizia penitenziaria e neanche il direttore, giunti solo dopo il controllo quando i carabinieri sarebbero andati via; questo avrebbe fatto scatenare la rabbia di tanti colleghi che si sarebbero trovati davanti a questa imbarazzante situazione e si sarebbero sentiti abbandonati”.
“Pare che sul posto, dopo il controllo, siano arrivati anche dei magistrati. Non è ancora chiaro – afferma Vergale – se trattasi di un’operazione di polizia oppure di un normale controllo del territorio. Si sarebbe registrata anche una fila chilometrica di auto e ritardi nell’iniziare un pubblico servizio della polizia penitenziaria. Il Sippe – conclude Vergale – chiederà chiarimenti a chi di dovere per comprendere che cosa davvero sia successo e se potevano essere adottate altre modalità per svolgere l’eventuale operazione di polizia, anche a tutela della dignità non solo della polizia penitenziaria ma dei poliziotti stessi”.