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Preside aversana racconta la sua battaglia col Covid: “Ho temuto di morire, mia vita è cambiata”

Aversa. La preside originaria di Aversa Lydia Golia ha raccontato all’agenzia Dire la sua battaglia contro il Covid.

L’inizio

La temperatura corporea di Lydia comincia a salire, arrivano anche insistenti colpi di tosse. È il 19 marzo, siamo in piena emergenza per la pandemia da Covid-19. Mancano poche ore dal suo settantesimo compleanno: la signora inizia a preoccuparsi, cosi’ chiede aiuto.

 

Lydia Golia, originaria di Aversa, e’ una paziente del Montecatone Rehabilitation Institute, ospedale di alta specialita’ per la riabilitazione delle persone colpite da lesioni midollari o cerebrali acquisite alle porte di Imola. La diagnosi arriva poco dopo: infezione da coronavirus. E cosi’ inizia la sua odissea. Gia’ preside di un istituto comprensivo nel Vicentino, Lydia era stata trasferita a Montecatone il 27 novembre dell’anno scorso, dopo aver perso la mobilita’ degli arti inferiori.

Il suo racconto

“Stavo cucinando quand’ho avvertito un bruciore fortissimo al bacino irradiarsi rapidamente a gambe e piedi – racconta all’agenzia Dire -. Si e’ trattato di una mielite, verosimilmente, di origine sconosciuta”. Sottoposta in Puglia ad alcuni cicli di farmaci antivirali e antibiotici, Lydia arriva a Montecatone che manca poco meno di un mese a Natale e inizia il percorso riabilitativo con un’e’quipe specializzata.

 

“Gli esercizi mi avevano permesso di rinforzare il tronco e le braccia, tutto stava andando per il verso giusto – racconta Lydia -. Poi e’ arrivato il Covid”. Quando Lydia presenta i primi sintomi, lo staff medico dell’istituto – fino a quel momento struttura Covid free – dispone immediatamente un tampone. L’esito arriva nel cuore della notte: la signora e’ positiva, dev’essere immediatamente trasferita.

 

Trasferita nel giorno del compleanno

Viene allertata la rete ospedaliera dell’area metropolitana e alle 10 del 20 marzo Lydia, nel giorno del suo settantesimo compleanno, viene ricoverata all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. A Montecatone, intanto, viene attivato il protocollo di stretta sorveglianza per quanti nelle ore precedenti avevano avuto contatti con lei, e scatta il divieto di accesso all’istituto per parenti e visitatori. “Al Sant’Orsola sono rimasta una ventina di giorni – racconta Lydia -. La diagnosi e’ stata di polmonite bilaterale. Ho avuto tanta paura: ho temuto per la mia vita. È stata dura, un’esperienza dolorosa sia fisicamente sia psicologicamente. Per fortuna ero seguita da personale altamente qualificato, disponibile, attento”.

In terapia intensiva Lydia non ci e’ mai entrata. Ciononostante, i collegamenti con l’esterno erano sospesi, e per comunicare con i parenti Lydia si affidava all’aiuto del personale sanitario. L’11 aprile, finalmente, viene dimessa e rientra nell’istituto di Montecatone, dove nel frattempo e’ stato aperto un reparto dedicato ai pazienti risultati positivi al Covid-19. Dopo essere finalmente guarita, oggi Lydia ha potuto riprendere la riabilitazione.

 

“La mattina mi dedico alla ginnastica respiratoria – conclude -. Sto bene, ma e’ preferibile continuare per espandere i polmoni perche’ piu’ si aprono meglio e’. Inoltre, sono impegnata con la terapia occupazionale, che mi aiuta a compiere di nuovo gesti e azioni in autonomia. Il Covid e’ stato un disastro, ma almeno sulla mia strada ho trovato degli angeli ad aiutarmi”.