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Forza Deborah. Infermiera marcianisana in servizio a Milano positiva: “Covid, a noi due”

 

 

MARCIANISE. Una testimonianza vera, carica di forza ma anche dell’umanità che si cela dietro quelle maschere e quelle tute anticontaminazione. Tutta Italia pensa alla fase 2, ma a Milano, in tutta la Lombardia, nel Nord Italia, il fronte Covid è ancora caldo.

Tra gli ultimi operatori sanitari toccati dal virus c’è Deborah Petruolo, giovane infermiera di Marcianise, in servizio a Milano, nell’epicentro dell’emergenza, dove poche ore fa le è arrivata la notizia che nessuno vorrebbe ascoltare, ma che in fondo anche lei si aspettava. Ed ha reagito a suo modo: rendendo pubblico ciò che sta vivendo e affrontando l’avversario a muso duro. A noi due, Covid.

La sua testimonianza sui social

“Buongiorno sono il Dott. *** chiamo dalla Medicina del Lavoro dell’Ospedale Sacco di Milano, è la Signora Petruolo?”
“Dottore buongiorno sono io, mi dica. Sono pronta.”
“Ecco signora innanzitutto come sta?”
“Dottore sto bene, sono sempre stata bene per fortuna.”
“Ok questo mi fa piacere, le volevo dire il risultato del test sierologico, ebbene…lei è risultata positiva”.

Conoscete la sensazione di distacco dalla realta? Da quel momento sono entrata in una dimensione parallela. Ma cercavo di rimanere concentrata ad ascoltare le indicazioni che mi stava dando il Dottore per telefono. Però la mia mente si era bloccata su quelle parole. “Positiva, risultata positiva al test…” e in un millisecondo le immagini di quello che avevo vissuto nelle settimane precedenti. Tutte insieme davanti agli occhi.

Passare dalla parte dei pazienti è stato un attimo. Un soffio.

D’altronde come poteva non essere così.
Mi trovo in Lombardia, nell’epicentro italiano più colpito da questa Pandemia mondiale! E faccio l’INFERMIERA! Ed essere Infermiera significa aver assistito i miei pazienti affetti da covid quando nessuno ancora sapeva che lo fossero. Anche se invisibile io questo virus l’ho visto per la prima volta proprio nei loro occhi , sui loro visi e nei loro corpi che piano piano agonizzanti ci abbandonavano. E poi da li’ e’ stata una valanga. Travolti. La paura nel buio più totale. Blackout.

Lo avevo messo in conto. Era un rischio giornaliero. Siamo stati presi in contropiede. Spiazzati. E con non poco ritardo sono arrivati i primi dispositivi. E di questo prima o poi qualcuno ne risponderà, se non con la giustizia sicuramente con la propria coscienza. Quindi abbiamo iniziato a bardarci come gli scafandri. Mezzi uomini, mezzi astronauti. Si va bene. Questa è stata un ottima via per evitare contagi ulteriori. Ma il colpo lo avevamo già subito. Dall’inizio. Alle spalle.

Il giorno dopo il test sierologico ho eseguito il tampone che ha confermato la diagnosi.
I primi ovviamente a saperlo i miei genitori e mio fratello. Dopo circa 12 h sono stata pronta a dirlo anche alla mia famiglia e amici più stretti.

Il lato “positivo” e scusate il gioco di parole, è che il mio corpo ha stimolato abbastanza anticorpi tale che dovrebbero coprirmi, secondo gli ultimi studi, da questa ed altre eventuali reinfezioni. Sono asintomatica e ho la fortuna di poterlo raccontare.

Non sono un eroe. Gli eroi sono indistruttibili.
Io sono umana e ho solo fatto il mio lavoro. Mi sono solo svegliata alle 5:40 come tutte le mattine e sono andata a lavorare. Non potevo immaginare che stavo andando ad affrontare una vera e propria guerra.
Una guerra all’inizio senza armi pari. Che mi ha cambiata. Che ci ha cambiati. Niente e nessuno sarà più come prima.

Ho solo fatto il mio lavoro.
Ho solo fatto il mio lavoro…

Ora con lo stop forzato è arrivato il momento di pensare a me.
Tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto per altre 100 volte.

IO NON MOLLO! E supererò anche questo!
FINO ALLA FINE.
LO GIURO.
Sono pronta.
Covid-19 a noi due!”