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Graduatorie d’istituto bloccate fino al 2021. Indignati gli aspiranti insegnanti

Nazionale. Il decreto scuola 2020 blocca le graduatorie di istituto per l’emergenza Covid-19.
Un duro colpo per i precari, che da tre anni attendevano la possibilità di poter aggiornare il proprio punteggio, e per i giovani laureati che attendevano, invece, l’occasione per poter entrare nel mondo della scuola.
Non verranno, quindi, riaperte le graduatorie d’Istituto. Tutto rimandato al 2021, probabilmente con una procedura digitalizzata.
Il testo del decreto legge 8 aprile 2020, n. 22 era già stato anticipato durante la conferenza stampa dello scorso 6 aprile, durante la quale la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel presentare le misure per garantire il funzionamento del sistema scolastico di fronte all’emergenza Covid-19, aveva pronunciato queste parole: “Una piccola nota dolente, qui chiedo io scusa a tutti i precari della scuola a nome del Ministero dell’Istruzione. Non riusciamo ad aggiornare le graduatorie d’istituto e questo è dovuto a procedure vetuste, a lacune nella digitalizzazione del Paese e in particolar modo anche del mio Ministero. Non riusciamo a portare avanti un milione di domande cartacee con raccomandate, ricevute di ritorno e bolli“.
Per le supplenze del prossimo anno scolastico (a.s. 2020/2021) saranno, quindi, ancora valide le graduatorie di istituto attualmente vigenti, presenti dal 2017. A cui poi si aggiungeranno le messe a disposizione.
Una notizia che gela gli aspiranti insegnanti che si sono uniti sui social per protestare contro tale scelta.
A fare da portavoce dei molti indignati è Enza Molinari, admin (insieme a Marilena Naccari) del gruppo Facebook “Uniti per la terza fascia per nuovi inserimenti e aggiornamenti“.
Siamo giovani e laureate, e vorremmo avere la possibilità di lavorare e mettere in pratica i nostri studi, e come noi tantissimi altri giovani, futuro della nostra cara nazione Italia. Ma se questo viene negato che si fa? Si lotta per i propri diritti, perché sembra quasi che questi siano stati dimenticati“, scrive Enza Molinari, laureata in Lettere con specialistica in Scienze della comunicazione multimediale e spettacolo.
Insieme ai tanti iscritti al gruppo facebook ha lanciato un appello via social e indirizzato alla Ministra Azzolina in cui viene chiesta la riapertura della terza fascia.
Alcune parti del comunicato:

Ci siamo stancati. Abbiamo deciso che è giunta l’ora di scendere in campo, uniti, e far sentire la nostra voce anche senza il sostegno di rappresentanti politici o dei sindacati. Siamo tanti, vogliamo lottare. 

Siamo docenti precari, ragazzi e ragazze, padri e madri di famiglia che amano questa professione e vogliono lavorare. Abbiamo dovuto fare enormi sacrifici e spendere tantissimi soldi per aggiornarci e formarci ai fini dell’apertura della graduatoria 2019/2020.

Migliaia di euro spesi per corsi di formazione, 24 cfu, master, certificazioni e tanto altro.
Nonostante la nostra preparazione, oggi ci ritroviamo nel limbo del precariato e della disoccupazione grazie ad un ministro che non ci ascolta, non vuole saperne, non si mette nei panni
di chi suda ogni giorno a testa alta e con trasparenza per sopravvivere.

Per anni abbiamo dovuto subire scelte scellerate a causa di una instabilità di governo che va avanti da anni e cambia le carte in tavola ad ogni mandato. Per anni abbiamo dovuto abbassare la testa e
rincorrere le nuove direttive dei vari governi. Siamo stanchi. Ora basta!
Siamo cittadini attivi, parte di questa società, e come tali oggi ci presentiamo.

Non riaprire la terza fascia significa legittimare una mobilità degli insegnanti a costi onerosi senza alcuna tutela. I precari con le Mad vengono chiamati con sistemi opachi, con graduatorie spesso
discrezionali e attraverso favoritismi, conoscenze dirette e per periodi così brevi da non garantire la possibilità di un sostentamento dignitoso e neanche l’accesso alla NASPI.

Il ministro vuole che i docenti debbano fare didattica a distanza obbligatoriamente, attraverso
una trasformazione nel modo di insegnare, e noi dovremmo adeguarci e il resto del settore scuola (segreterie specialmente) non potrebbero attrezzarsi pure loro? Noi si, loro no!!! Ma non doveva essere l’era della digitalizzazione?

Ci chiediamo se questo Governo abbia realmente preso in considerazione le nostre richieste, siamo tanti e non ci fermeremo!

Questa la richiesta degli aspiranti insegnanti:

Chiediamo di riaprire le graduatorie 2019/2020 come previsto dal precedente decreto ed elaborarle tramite procedura Sidi e in forma telematica. Per i nuovi inserimenti possono essere valutate diverse soluzioni, ad esempio il riconoscimento SPID o tramite webcam. 

Il disconoscimento dei nostri diritti è ingiustificato in quanto non si comprende la ragione effettiva per cui i concorsi si espleteranno regolarmente, nonostante l’emergenza sanitaria, e la riapertura
delle graduatorie no, dato che non è previsto nessun assembramento di persone e potrebbe essere gestito tutto in modalità telematica.

Rammentiamo che questa è l’era della tecnologia. Una tecnologia che fa passi da gigante. Pertanto, è opportuno adeguarsi e aggiornarsi al fine di non rimanere indietro con il rischio di creare ancora più disoccupazione che, per un paese emancipato come il nostro, è imbarazzante.

Tuttavia, non esiste alternativa: la tecnologia non torna indietro e adattarsi è il modo migliore per
raggiungere importanti obiettivi comuni.

Con due righe il Governo taglia i diritti di milioni di lavoratori che ancora credono nel futuro e nel proprio paese.

Gli studenti hanno il diritto di sognare un futuro!

I neolaureati hanno il diritto di essere inseriti in una graduatoria dopo anni di studio!

Chi ha una famiglia ha diritto di chiedere l’avvicinamento il cambio di provincia per poter stare vicino ai propri cari!

Gli insegnanti chiamati da MAD hanno diritto di essere tutelati!

I precari hanno diritto di essere stabilizzati!

I docenti hanno diritto di aggiornare la graduatoria, dopo sacrifici onerosi e tempo speso per la formazione!

Noi difendiamo i nostri diritti e non ci arrenderemo se il Governo non farà un passo indietro.
Uniti per i nostri diritti“.