Skip to main content

Lettera a Barbara Palombelli (e a tutti i Galli&Tizio del pollaio del pregiudizio)!

Nazionale. Cara Signora Palombelli (o Rutelli se preferisce), stamattina al ritorno dal turno notturno di lavoro ho appreso con dispiacere della sua infelice affermazione (“Al Nord si ammalano di più rispetto al Sud perché sono più ligi al dovere!?!”). Evidentemente lei non conosce la nostra realtà, ma le posso garantire per conoscenza diretta dei fatti e delle persone che qui ci sono milioni di lavoratori ligi al dovere. Lavoro ormai da più di 15 anni e in questo lasso di tempo ho avuto il piacere e la fortuna di interagire con tantissime persone, avendo fatto varie esperienze lavorative cercando, di volta in volta, di fare uno step avanti. Ora lavoro da più di un anno con una grande azienda quale la Susa Spa, dove ogni giorno H24 migliaia di persone lavorano con diligenza da nord a sud allo stesso modo per unire l’Italia e permettere a tutti gli italiani di poter usufruire di ogni cosa nel minor tempo possibile consentendo, soprattutto in questo periodo difficile, a molta gente di poter stare tranquillamente nelle proprie case.

 

 

 

 

 

Conosco tantissime altre persone che, invece, lavorano in aziende molto più piccole con datori “padroni” e “imprenditori last minute”, che lavorano scrupolosamente nonostante le mille difficoltà e tanti soprusi, rispettando tutti i doveri mentre quando provano a rivendicare, sporadicamente, un loro minimo diritto si sentono rispondere con uno squallido sarcasmo e con arroganza che “diritto è il percorso da seguire per arrivare all’uscita del cancello”. Con la testa china e con tanti “pizzichi sulla pancia”, ormai piena di lividi, tornano mestamente a sottomettersi per “portare il pane a casa” dove, quando gli chiedono come vada, rispondono fingendo e ingoiando la saliva “tutto bene!”.

 

 

 

 

 

Purtroppo, qui spesso siamo costretti a contare solo sulle nostre forze, non abbiamo appoggi di amici o politici che ci aiutano a far carriera, ecco perché siamo maestri nell’arte di arrangiarsi e abbiamo dovuto sviluppare la “cazzimma”. Non abbiamo nemmeno tanti imprenditori che ci fanno donazioni di 10, 30 o 49 milioni visto che, dopo l’unità d’Italia, le aziende le hanno sviluppato soprattutto al nord costringendo molti meridionali ad emigrare ma questo è un discorso troppo lungo e complesso. Pertanto, qualora lo vorrà, sarò lieto di accompagnarla a fare un tour al Sud dove le mostrerò quanto scritto in modo che si possa ricredere. Non sono il rappresentante di nessuno ma penso di aver riassunto il pensiero di tanti colleghi e lavoratori del SUD stanchi e stufi di questi inutili e stupidi pregiudizi.

In attesa di ricevere le sue scuse, le porgo i miei distinti saluti.
Nello Ferraro, un lavoratore terrone ligio al dovere