AVERSA/ORTA DI ATELLA. E’ stato un interrogatorio lampo quello di Davide Barretta, il 37enne ristretto ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce a una prostituta. L’uomo si è avvalso infatti della facoltà di non rispondere davanti al gip Giovanniello del tribunale di Napoli Nord.
Tutte le speranze di una revoca della misura degli arresti domiciliari sono riposte dunque nel tribunale del Riesame. Nella mattinata di sabato comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia l’altra indagata, Clementina Sibilio, anche lei difesa dall’avvocato Luigi Marrandino.
I due sono accusati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ai danni di più donne, con l’aggravante di aver commesso il fatto con minaccia e violenza e di tentata induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, ai danni di una donna, con l’aggravante di aver commesso il fatto con violenza e minaccia.
Le indagini successive hanno permesso di accertare che:
– dal 2016 fino al mese di novembre 2018 i destinatari della misura cautelare in parola sfruttavano la prostituzione della denunciante che praticava massaggi finalizzati ad un atto sessuale. Segnatamente le fornivano l’abitazione in cui esercitare il meretricio (ad Aversa) ed abiti succinti; scattavano alla p.o. fotografie in completi intimi e parrucche che pubblicavano on line; fissavano gli appuntamenti mediante alcuni siti internet; aprivano una partita IVA alla p.o. simulando la sua attività di estetista in caso di controlli; ricevevano i proventi dell’attività di prostituzione lasciandone alla p.o. una quota variabile compresa tra il 30% e il 50%;
– dal mese di novembre 2018, costringevano la p.o. ad avere rapporti sessuali completi con i clienti e a partecipare ad incontri sessuali con più persone contemporaneamente presso locali di “scambisti”, mediante minaccia di farle cessare l’attività di prostituzione e non pagarla più, lasciandola, unitamente alla figlia minore, in uno stato di totale indigenza.
Dal mese di settembre 2019, uno dei due soggetti in più occasioni percuoteva la parte offesa la quale lamentava che i turni lavorativi erano troppo faticosi e minacciava di abbandonare l’attività, al fine di costringerla a continuare nell’esercizio del meretricio.
– gi indagati, in concorso tra loro, contattando telefonicamente la p.o., dopo che quest’ultima aveva abbandonato l’attività di prostituzione a Napoli e prospettando alla medesima che l’avrebbero uccisa se non avesse ripreso il meretricio sotto la loro protezione, ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a costringerla a continuare a prostituirsi, non riuscendovi per cause indipendenti dalla loro volontà e segnatamente perché la p.o. non cedeva alle minacce e denunciava i fatti.