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Investito e ucciso da vigilante ubriaco, colpo di scena: automobilista se la cava con poco

 

Maddaloni/Recale. Rischiava da otto a dodici anni di reclusione per omicidio stradale ma la sentenza arrivata in serata emessa dal giudice Federica Villano a carico di Giuseppe Salvato, 32enne di Recale,  ha comminato una pena molto bassa di tre anni.

 

Si è tenuta stamattina la discussione all’esito del rito abbreviato per l’omicidio stradale del 13 agosto 2017, quando Salvato a bordo della sua Fiat Punto, alle sette del mattino e con un tasso alcolemico ben oltre i massimi consentiti dalla legge, travolse tamponandolo l’ApeCar di Carangelo Antonio, 75enne di Maddaloni, che si andò a schiantare contro un albero posto sul ciglio della strada sulla strada Provinciale 335 all’altezza del noto esercizio commerciale Progress.

 

Il pubblico ministero Jonata Fiore , nel corso della sua requisitoria aveva puntato il dito contro l’assoluta spregiudicatezza dell’imputato noncurante delle minime regole di rispetto della legge e del vivere civile, essendosi messo alla guida in condizioni di grave alterazione da sostanze alcoliche, addebitando completamente sul Salvato la responsabilità del sinistro mortale.

 

Di diverso avviso la tesi sostenuta dal difensore del Salvato, avvocato Raffaele Carfora, (nel collegio anche l’avv. Mario Caporaso).

L’avvocato Carfora, ricostruendo la dinamica del sinistro ha evidenziato le molteplicità criticità emerse dalla consulenza tecnica dell’esperto nominato dal pubblico ministero, innanzitutto ricalcolando secondo un metodo diverso la velocità della Punto riportata nei limiti di velocità consentiti, e ravvedendo profili di corresponsabilità della vittima che viaggiava con un carico di attrezzi agricoli sul cassone dell’Apecar non  adeguatamente sistemato in condizioni di sicurezza così da favorire la caduta e la dispersione di due trivelle agricole sul manto stradale prima dell’impatto tra i due veicoli. Inoltre, di non aver tenuto –come prescrive il codice della strada- la destra , circostanza che secondo la dinamica concreta avrebbe potuto scongiurare la traiettoria nella direzione dell’albero contro cui l’Apecar si è abbattuto.

 

Inoltre, il difensore ha posto in luce le gravi deficienze dell’Anas, citando un decreto ministeriale del 2004 del Ministero delle Infrastrutture dei Trasporti in cui si impone all’ente gestore della strada l’adozione di particolari cautele, e segnatamente di barriere di attenuazione d’urto a protezione di  ostacoli fissi presenti ai lati della strade extraurbane principali e secondarie, annoverando tra gi ostacoli fissi anche le alberature.

La mancata protezione dell’albero ha concorso secondo la difesa alla causazione della morte che avrebbe potuto essere evitata con le adeguate misure di prevenzione, e ciò ha indotto il giudice a riconoscere al Salvato la attenuante speciale che riduce la pena in maniera consistente

 

Concesse anche le attenuanti del risarcimento del danno e le generiche. La pena minima inflitta consentirà , pertanto, al Salvato di evitare il carcere. In ogni caso, la difesa  ha preannunciato appello, per ottenere una ulteriore riduzione della pena ai fini di ottenere la sospensione condizionale.