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“Sto con gli Schiavone”, poi ritratta tutto: giallo chiarito, ras assolto

 

Aversa/Casal di Principe. Un percorso decisamente tortuoso per la sua complessità e per quanto sopraggiunto lungo la strada quello che ha portato oggi all’assoluzione dal reato di falsa testimonianza del ras 50enne Vincenzo Borrata, originario di Casal di Principe, ma ritenuto uno dei referenti di Aversa della cosca degli Schiavone.

 

Proprio partendo da questo scenario prese le mosse la vicenda che ha portato oggi all’assoluzione di Borrata (che resta comunque detenuto per altro), in accoglimento delle tesi dei suoi legali, gli avvocati Rosario Avenia e Angelo Raucci. Tutto cominciò infatti con le dichiarazioni rese il 30 settembre 2013 all’allora pubblico pubblico ministero della Dda di Napoli Giovanni Conzo.

 

Borrata disse di aver fatto parte del gruppo di Carmine Schiavone (nel riquadro), reggente ad Aversa e del quale era il capozona e fece anche dei nomi. Le sue dichiarazioni vennero inserite in un procedimento collegato, quello per le estorsioni che coinvolse Lama e Lieto, ma al momento di parlare Borrata ritrattò dicendo che non era vero quanto detto al sostituto procuratore e che in quel momento lui non stava bene.

 

Una frase lo mise ulteriormente nei guai: Borrata disse infatti di “dover ringraziare Conzo”. A quel punto gli atti vennero trasmessi a Roma per l’ipotesi di reato di calunnia nei confronti del magistrato che venne però archiviata. Restava l’accusa di falsa testimonianza con la quale il ras è andato a processo a Santa Maria Capua Vetere.

 

Il procedimento si è concluso oggi con l’assoluzione: il giudice ha concordato con la tesi difensiva di Raucci e Avenia, che avevano evidenziato lo stato di timore nei confronti dei familiari che avrebbe potuto indurre Borrata a fare quelle dichiarazioni.