Aversa. Una metodologia paramilitare usata in pieno centro cittadino, provocando un forte allarme sociale. Cosi’ il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, ha spiegato come sia stato importante riuscire a identificare coloro che secondo la procura sono i responsabili della rapina commessa il 22 novembre scorso alla filiale dell’Unicredit di Aversa quando con 8 camion e tre auto bloccarono il centro della citta’ e con una gru riuscirono a portare via le cassette di sicurezza. Gli 8 indagati, tra i 39 e i 55 anni, sono originari della zona Nord di Napoli, tra Pomigliano, Casalnuovo, Afragola e Caivano. Un lavoro congiunto di carabinieri e polizia tra Napoli e Caserta ha permesso di arrivare agli indagati piu’ velocemente. Per gli inquirenti, fondamentali sono state le telecamere a rilevamento delle targhe che erano state istallate in alcuni punti di Aversa per un’altra indagine.
Da quelle immagini, e’ emerso che alcuni dei camion utilizzati avevano transitato alcune ore prima per la citta’. L’errore commesso dalla banda, sottolinea Greco, e’ stato quello di denunciare il furto di uno di quei camion. Osservando bene le immagini, gli investigatori hanno scoperto che un camion sospetto, il “ciuccio” come lo chiamavano i componenti della banda al telefono, era seguito da un auto Fiat Panda intestata alla persona che il giorno prima aveva denunciato il furto dell’automezzo.
“Una banda ben strutturata – aggiunge il procuratore – che stava gia’ preparando altri colpi”. All’atto delle perquisizioni infatti sono stati trovati nella base logistica di Pomigliano d’Arco altri mezzi pronti per essere utilizzati. Singolare, come spiegano gli agenti della Mobile e i carabinieri di Castello di Cisterna, e’ stato il comportamento di due degli indagati quando sono arrivati sul posto. Uno di loro ha tentato di disfarsi di uno zaino buttandolo dal balcone. All’interno dello zaino c’erano decine di migliaia di euro. Un altro invece ha tentato di disfarsi di un Rolex d’oro che erano una delle cassette di sicurezza che erano riusciti a portare via ad Aversa. Un bottino pesante, quello portato via il 22 novembre, 90 cassette di sicurezza con all’interno lingotti d’oro, preziosi di alto valore e circa 400 mila euro in contanti.
La cassaforte con le cassette di sicurezza cosi’ come il contenuto non sono stati ancora trovati. “Prova – dice il procuratore – di come la banda se ne sia liberata subito e ci sia una rete di ricettazione”. Trovati anche due jammer usati per disturbare le frequenze e trasmettitori che usavano per comunicare tra loro durante i colpi. Inoltre, gli investigatori hanno scoperto una ‘fabbrica’ di targhe false a Casoria dove la banda di riforniva. “Ci troviamo di fronte ad una banda fatta di tante altre persone – dice Greco – che erano solite interscambiarsi tra di loro anche a seconda del colpo da eseguire. Altri soggetti sono in corso di identificazione”.
Colpiti da custodia cautelare Giuseppe Perna, 50 anni residente a Casalnuovo, Giuseppe La Barbera 40 anni, Casalnuovo; Michele Gallinaro 56 anni Caivano; Francesco Tondi 46 anni di Pomigliano e il fratello Paolo 45; Alfredo Botta 54 anni di Casoria; Giovanni Borrelli 43 anni di Casoria, Gerardo Migliaro 46 anni di Nocera Inferiore