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Dagli orafi agli agenti, ecco i segreti e le cifre del giro milionario dei Pandora falsi

Marcianise. Il puzzle si è arricchito ieri di un altro tassello fondamentale. Ma non basta. Il giro dei Pandora falsi che la Guardia di Finanza di Caserta segue ormai da mesi ha un volume di affari ragguardevole, quasi pari a quello dei canali ufficiali, almeno nei territori dove vengono scoperti i laboratori. Basti pensare che nel 2016 Pandora ha fatturato solo in Italia 216 milioni di euro.

Il business illegale non arriva per fortuna a tali somme, ma supera ampiamente il milione di euro, anche solo soffermandoci solo su quanto scoperto dalla Guardia di Finanza, provocando un danno non indifferente all’azienda, anche in termini di immagine. E’ un business che coinvolge tantissime figure e che vede negli orafi e nei commercianti soltanto le due estremità della circuito. In mezzo ci sono intermediari, agenti di commercio più o meno improvvisati, ma anche artigiani che realizzano confezioni e calchi identici agli originali.

E il circuito illegale segue quello ufficiale passo dopo passo come dimostrò l’operazione di dicembre quando in un laboratorio di Marcianise le fiamme gialle trovarono gli stessi gadget che l’azienda aveva ideato per la campagna natalizia. Con tanto di certificato di autenticità fasullo.

I finanzieri al termine delle operazioni sequestrarono tutti i macchinari industriali utilizzati per la lavorazione dei gioielli ed oltre 12.000 pezzi riportanti disegni industriali e/o il logo contraffatto, di cui circa 4.000 gioielli e oltre 8.000 articoli per il loro confezionamento, pronti a invadere il mercato parallelo nazionale, per un profitto illecito, relativo alla sola merce trovata al momento dell’intervento, stimabile in circa 200.000 euro.

Ieri poi l’ultimo colpo col sequestro di 2.860 monili riportanti i disegni industriali e/o il logo contraffatto, oltre a quasi 900 articoli utilizzati per il loro confezionamento. Il tutto in un laboratorio del Tarì, mentre nel negozio sono state scovate buste, scatole, sacchetti e certificati di autenticità, anch’essi riportanti il marchio contraffatto della nota griffe.

L’indagine però non è finita: le fiamme gialle vogliono ora ricostruire l’intera filiera del falso legate all’oro ed ai preziosi, partendo dalla catena di approvvigionamento dei materiali fino alla rete di vendita al dettaglio, in modo tale da ricostruire il giro d’affari dei falsari e recuperare a tassazione i proventi dell’intera attività illecita. E con sequestri di questo tenore, parlare di business milionario non è azzardato.