Comitive di due clan rivali si incontrano al ristorante e scoppia la rissa. Interviene pure il pugile

Marcianise. Il fratello del boss, il figlio dell’affiliato ucciso e il promettente pugile. Tutti sotto il tetto dello stesso ristorante. E’ il 2002, Primo Letizia, l’uomo che da ieri ha assunto definitivamente il profilo di collaboratore di giustizia, era maggiorenne da appena una settimana e stava proprio festeggiando in un locale del rione San Giuliano un amico che aveva raggiunto il medesimo traguardo.

Nello stesso ristorante, ma con una comitiva diversa, Claudio Buttone, fratello del killer Bruno, ora anche lui pentito. A dar manforte al neo collaboratore di giustizia, quello che all’epoca era un boxeur in erba, Generoso De Sivo, ed è poi finito nei guai per brutte storie di rapine ed estorsioni.

Sono i personaggi del resoconto che Primo Letizia ha tracciato 8 giorni fa nel carcere dove è detenuto e che sarà ora oggetto dell’approfondimento dei magistrati dopo il deposito dei verbali avvenuto ieri mattina in udienza. Letizia ricorda benissimo ciò che successe: “Ebbi un litigio nel ristorante a Marcianise. Mi trovavo in quel locale per festeggiare i 18 anni di un mio amico. Ricordo che nella sala accanto vi era una festa di un altro ragazzi amico di Cluadio Buttone. Nel corso della serata anche a causa dello stato di ubriachezza di Generoso De Sivo, scoppiò una rissa tra i due gruppi a cui io rimasi estraneo.”

“Quando uscii dal locale – spiega ancora Letizia – vidi Claudio Buttone parlare col figlio del proprietario che si stava lamentando di quello che era successo. Appena Claudio mi vide mi accusò dicendo che il mio amico Generoso De Sivo aveva provocato la rissa. Io cercai di dirgli che non c’entravo nulla ma lui continuò a inveire e mi colpì con uno schiaffo. Io reagii violentemente e lo mandai all’ospedale Nei giorni successivi seppi che il fratello Bruno Buttone voleva vendicare Claudio e mi cercava nelle sale giochi dicendo ai miei amici che mi avrebbe fatto fare la fine di mia mamma e mio padre”.

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