Marcianise. La resa dei Quaqquaroni, o almeno dell’ala che si era riorganizzata intorno alla famiglia Letizia, la comunica ufficialmente il sostituto procuratore Antimafia Luigi Landolfi quando le lancette degli orologi degli avvocati presenti in aula hanno superato da poco le 10 del mattino.
La comunicazione è secca, ma non per questo meno incisiva: Primo Letizia ha avviato un percorso di collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia. Il magistrato che ha decimato gli storici rivali del clan Belforte, ora apre una crepa anche nell’altra fazione, quella dei Quaqquaroni. Dopo aver comunicato la revoca dei difensori di Letizia, seguito finora dagli avvocati Gaetano Laiso e Federico Simoncelli, Landolfi deposita il primo verbale da collaboratore di giustizia del figlio di Giovanna Breda e Biagio Letizia, i coniugi assassinati nel 1997 dai Mazzacane.
Un fatto di sangue che lo ha fatto crescere quasi orfano (all’epoca aveva appena 13 anni) ma che gli porterà per sempre un odio naturale verso i Belforte, anche quasi l’aria della faida sarà ormai evaporata. Arrivò a disprezzare pubblicamente Camillo Belforte per la scelta del congiunto di collaborare, ora decidere di percorrere quella strada. Col fratello Salvatore detenuto in Albania per un omicidio e i fedelissimi neutralizzati dall’operazione dell’anno scorso, Letizia ha deciso nelle scorse settimane che l’unica strada possibile è il pentimento.
Ha già parlato con la Dda e dato indicazioni importanti. Al termine dell’udienza lampo prevista per questa mattina per i 33 imputati che hanno scelto l’abbreviato lo stesso Landolfi ha depositato il primo verbale da pentito di Letizia, il cui contenuto è top secret.
Dopo il colpo di scena l’udienza è stata rinviata all’8 gennaio per valutare i termini a difesa richiesti dai legali a fronte della richiesta di acquisizione del verbale da parte del pm. Il pentimento apre uno squarcio nel clan Piccolo (il ras Achille è ora al 41bis e molti presunti affiliati sono detenuti) e può modificare anche le sorti del processo che si sta aprendo e che vede coinvolti 33 imputati, assistiti tra gli altri dagli avvocati Andrea Piccolo, Giuseppe Foglia, Massimo Trigari, Nello Sgambato, Franco Liguori, Mariano Omarto e Angelo Raucci.
Le mani del clan su elezioni, bar e speculazioni edilizie
Letizia fu coinvolto nell’operazione dell’anno scorso che portò la polizia a eseguire oltre 30 arresti. Sotto la lente dell’Antimafia il controllo delle attività economiche, il rilascio di appalti e servizi pubblici, il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative, l’illecito condizionamento del diritto di voto, il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, l’affermazione del controllo egemonico sul territorio, anche attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali.
L’indagine fotografa la contrapposizione dei clan rivali sul territorio e la lunga scia di sangue che ne è conseguita nel ventennio dal 1990 al 2009 ed il successivo mutamento di strategia dei clan col passaggio dalla fase ‘armata’ a quella silente e virulenta dell’infiltrazione nel settore dell’imprenditoria.
Le attività investigative, incentrate sulle intercettazioni dei colloqui in carcere e sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno offerto un rilevante spaccato delle tensioni interne al clan Piccolo, soprattutto tra la componente “Piccolo” e quella “Letizia”, negli anni successivi al 2005, allorquando, le numerose operazioni di polizia e il proliferare di collaboratori di giustizia nelle fila del clan Belforte segnavano il progressivo indebolimento di tale sodalizio e la progressiva ripresa delle attività del clan dei Quaqquaroni, nell’ambito del quale iniziavano frizioni tra le due fazioni, per contendersi il ruolo di leader.