Marcianise. Una settimana fa. In un’anomina stanza di un carcere del centro Italia entra quello che fino ad allora era un elemento di spicco del gruppo camorristico dei Piccolo-Letizia. Ne uscirà lo stesso 35enne stempiato, ma non sarà più lo stesso di prima. Non sarà più il ras ma semplicemente “Primo Letizia”.
Comincia in una mattina umida di inizio dicembre la nuova vita di Primo Letizia, quella da collaboratore di giustizia. E’ il 10 dicembre. Sette giorni dopo, stamattina, per ironia della sorte esattamente alla stessa ora, la scelta diviene pubblica con il deposito, durante l’udienza del proceso rito abbreviato, delle 15 pagine del verbale di interrogatorio reso da Letizia, il primo da pentito.
“Nel periodo 2013-2016 ho gestito in maniera esclusiva il clan. Mio padre Biagio Letizia è stato un vecchio cutolinano e quindi quando si formò il clan Belforte è stato loro alleato”. Nel 1997 l’episodio che gli cambia la vita, l’uccisione da parte degli uomini di Belforte dei genitori, Biagio Letizia e Giovanna Breda.
“All’epoca mantenevo i soldi di mio padre in casa, già sapevo quello che faceva”. Quell’uccisione fu uno spartiacque per l’intera famiglia che decise di cambiare casacca dopo il tradimento dei Mazzacane. “Mio cugino Antonio Letizia decise che bisognava vendicarsi della morte di mio padre e che bisognava dare vita a un gruppo per contrastare i Belforte”.
Un’idea che venne estesa a diversi parenti: da Ferdinando Latino, nipote del defunto Biagio Letizia e cugino di Primo, al fratello Salvatore Letizia fino ai cugini Antonio e Andrea Letizia. Quest’ultimo all’epoca frequentava Palma Piccolo Bellopede, figlia di Antimo Piccolo, che poi diventerà sua moglie. Nacque anche per questo l’asse tra i Piccolo e il Letizia.
Poco dopo il vertice a casa Letizia tra le due famiglie che Primo ricorda molto bene benchè all’epoca avesse appena 14 anni. “All’incontro Achille Piccolo si presentò con guardaspalle che non ho più visto mentre per la mia famiglia erano presenti Antonio Letizia, mio fratello Salvatore e mio cugino Andrea”.
