Santa Maria Capua Vetere. Si sta concludendo con una raffica di silenzi la prima ondata degli interrogatori cominciata questa mattina davanti al gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per le 22 persone fermate l’altro giorno nel blitz antidroga contro il gruppo Del Gaudio.
Quasi tutti gli indagati sottoposti all’interrogatorio di garanzia hanno deciso infatti di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tra i primi a comparire davanti al gip Giuseppe Cortese, nipote del defunto boss Angelo, che aveva provato a cambiare vita allontanandosi dal mondo dello spaccio per lavorare come idraulico. Atteso alla prova dell’interrogatorio anche il ras Ferdinando Del Gaudio.
La strategia dei legali degli indagati rimasti in silenzio sembra chiara: giocarsi tutte le possibilità di revoca della misura cautelare al Riesame, studiando meglio le rispettive posizioni. Sono accusati di associazione per delinquere dedita all’acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed hashish i 22 destinatari dell’ ordinanza cautelare della Dda (11 in carcere e 10 ai domiciliari).
Gli arresti sono il frutto di investigazioni a carico del gruppo legato alla famiglia di Ferdinando Del Gaudio, nota come i ‘Bellagò’, durante il periodo che va dall’ottobre del 2016 al luglio 2017. Grazie alle intercettazioni, i militari dell’Arma hanno documentato decine di cessioni programmate con ordini telefonici e parole in codice (auto, macchine, scarpe, tuta, telefoni). La consegna degli stupefacenti, dopo aver pattuito il prezzo, avveniva in luoghi concordati sia a Santa Maria Capua Vetere. per esempio all’esterno dell’Anfiteatro Campano o noti bar della città, che nei piccoli centri limitrofi. I carabinieri hanno individuato due sottogruppi riconducibili a due dei fratelli Del Gaudio che, pur condividendo l’attività di reperimento della sostanza stupefacente da immettere sul mercato locale, provvedevano autonomamente a collocare lo stupefacente presso i diversi spacciatori.