Marcianise. Aveva appena venti anni Orlando Carbone quando, nel 1986, il clan decretò la sua morte. Il corpo del giovane venne trovati solo 29 anni dopo. In questo vortice di periodi lunghi appare quasi contraddittoria la pena fissata dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere per Salvatore Belforte, il boss dei Mazzacane a processo per il caso di lupara bianca.
Il giudice Ivana Salvatore gli ha inflitto 16 anni di reclusione, a fronte di una richiesta di 30 anni avanzata dal pm Turco. I resti delle ossa di Orlando Carbone sono stati fatti ritrovare nelle campagne di Marcianse nell’aprile del 2015 da Belforte a pochi mesi dalla sua collaborazione. Carbone fu ucciso a soli 20 anni insieme a un’altra persona Giuseppe Tammariello. “Orlando Carbone e Giuseppe Tammariello sono stati uccisi da me e da Remo Scoppetta qualche giorno dopo la strage di San Martino avvenuta a Marcianise l’11 novembre 1986. Sono stati eliminati perche’ dei testimoni scomodi”: è stata questa la confessione del boss Belforte.
resti di Carbone sono stati rinvenuti dai carabinieri mentre delle spoglie del secondo che si chiamava Giuseppe Tammariello soprannominato ‘Pinuccio o’ romano’ classe 1932 invalido in quanto gli mancava un braccio non è stato trovato nulla. Fu sciolto nell’acido sotterrato e interrato nel cemento. Belforte ha raccontato che dopo la strage di San Martino che diede il via alla faida con il clan Piccolo per il controllo degli affari illeciti nella città di Marcianise e nei comuni limitrofi sono avvenuti almeno 100 omicidi fino al coprifuoco di fine anni ’90 . Tra questi cento omicidi almeno 25 sono stati ordinati o eseguiti da Salvatore Belforte.