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La Prefettura nega l’intitolazione della strada a Giovanni Senese

Sparanise. E’ di questi giorni la notizia che la Prefettura di Caserta ha negato l’intitolazione della strada al compianto Giovanni Senese, politico sparanisano venuto prematuramente a mancare nel 2008. L’amministrazione comunale, con apposita delibera, come da prassi, aveva inviato gli atti alla Prefettura affinché procedesse al cambio ma, stranamente, da Caserta è giunto il diniego. Sin qui sembrerebbe tutto legittimo. In realtà, questa storia ha degli aspetti quanto meno strani e di difficile comprensione, soprattutto se si vuole seguire la motivazione ed ancor di più, il metodo, posti alla base del diniego.

 

Procediamo con ordine. I requisiti per poter intitolare la strada a Giovanni Senese, quella in cui risiedeva con la famiglia, pare ci sono tutti, a partire dai tempi. Senese, sottufficiale di Marina, uomo politico locale, vice sindaco per 5 anni ed assessore per un decennio, fu molto amato per le doti umane e politiche. Mori, stroncato da un’improvvisa malattia, nel pieno della sua funzione di amministratore della res pubblica, all’età di 55 anni ma il suo ricordo è rimasto sempre vivo al punto tale che l’anno scorso, a dieci anni dalla sua morte, gli fu conferito il Premio Roffredo d’Argento alla Memoria. Fatta questa doverosa premessa, passiamo ora all’applicazione del metodo alla base del diniego. Sembra che l’orientamento del Ministero dell’Interno sia di non autorizzare cambi di nome di strade che non siano rispettose della “tradizione e della memoria storica collettiva”. Bene, allora qualcuno dalle parti della Prefettura, ed ancor di più dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro presieduta da Alberto Zaza d’Aulisio, chiamato ad esprimersi sulla richiesta, dovrebbe spiegare quale metodo ha adottato nei confronti di un’analoga richiesta formulata sempre dal Comune di Sparanise nel 2001.

Due pesi e due misure, per analoga materia, completamente diverse. Il signor Zaza d’Aulisio, che nell’ottobre del 2010 partecipò, su invito dell’allora assessore Salvatore Piccolo, (autodefinitosi “cultore di storia locale”), suo amico, al convegno “Garibaldi a Sparanise”, tenutosi nell’istituto “Semeria”, in qualità di Presidente della Società di Storia Patria Terra di Lavoro di Caserta, oltre a parlare di Garibaldi, nel corso del suo intervento, ebbe ampiamente modo di rivelare ai convenuti, della visita di Giuseppe Mazzini a Sparanise. Ora, per coerenza ed onestà intellettuale, qualcuno, (preferibilmente lo stesso Zaza d’Aulisio) dovrebbe spiegare ai 7500 sparanisani, possibilmente argomentando carte alla mano, e magari mettere in copia conforme anche la Prefettura, se a suo giudizio, in provincia di Caserta e nello specifico a Sparanise, la memoria collettiva sia rispettosa solo nei confronti di Giuseppe Garibaldi. Se cosi fosse, per carità, sarebbe tutto lecito. Viceversa, ci troveremmo di fronte ad una situazione interpretativa ed ad personam che vaben oltre il ridicolo. E vi spieghiamo perché.

 

Nel 2002, la Prefettura di Caserta, vista la deliberazione di giunta municipale n° 20630/2001 del Comune di Sparanise e sentito il parere della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, nota 11460 del febbraio 2002, decreta ed autorizza il sindaco dell’epoca Antonio Merola, ad intitolare le strade e le piazze dell’elenco della toponomastica cittadina. E qui casca l’asino, come disse Totò. A ben leggere i nomi riportati sull’elenco delle strade, saltano subito all’occhio alcuni nomi indubbiamente legati alla storia d’Italia ed alla memoria collettiva che però, evidentemente, per la Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, potevano serenamente essere cancellati. Volete sapere di chi si tratta ? Bene. Mettetevi comodi.

Iniziamo da Enrico Mattei, partigiano, politico e dirigente pubblico italiano. Durante la seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza, divenendone una figura di primo piano per diventare poi Presidente dell’ENI, (ancora oggi l’azienda più importante d’Italia e tra le più importanti al mondo), sostituito con un localissimo e più ameno via “Torretta”…
Andiamo avanti con Gugliemo Marconi, inventore, imprenditore e politico italiano, premio Nobel per la Fisica, praticamente l’inventore del telefono, serenamente cancellato per far posto ad una sempre localissima ed insulsa “piazzetta Trivio”…
Bruno Buozzi, tra i più autorevoli sindacalisti italiani della prima metà del Novecento, politico, operaio e antifascista italiano assassinato dai nazisti, soppresso per far posto a niente poco di meno che: via Foresta!
Giuseppe Di Vittorio, Deputato dell’Assemblea Costituente, fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra, viene sacrificato per dare lustro ad una altisonante via fondo Rieco… Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica Italiana, inutile aggiungere altro, tagliato per far posto a via Mattia Zona, un apprezzato religioso locale ma indubbiamente assai distante “dalla memoria collettiva”.
Benedetto Croce, filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo, sacrificato in nome di tale Mattia Simonetti di cui, pur apprezzandone gli scritti, non si ha traccia nella “memoria collettiva d’Italia”.
Giuseppe Romita, uomo politico, più volte Ministro della Repubblica Italiana, cancellato per dare lustro a via “Centimolo”…
Continuiamo con Antonio Gramsci, politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano preferito a Pasquale Graziadei, papà del deputato sparanisano Corrado e nonno dell’ex sindaco Libero Graziadei.

Salvo D’Acquisto, eroico vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste, parzialmente eliminato per far posto al pittore sparanisano Ragozzino. Giacomo Brodolini, sindacalista e politico italiano cancellato per far posto ad Antonio Romeo, che fu, absit iniuria verbis “solo” sindaco della città per un decennio.
Juriy Gagarin, cosmonauta, aviatore e politico, primo uomo a volare nello spazio, evaporato in un nanosecondo per far posto ad una più amena e commestibile via “Le Castagne”, La stessa sorte è toccata a Neil Armostrong, astronauta e aviatore statunitense, primo uomo a posare piede sulla Luna, rispedito sulla terra per far posto a via Isabella Ranucci, nobil donna locale di cui non vi è traccia nella “memoria collettiva d’Italia”..

Salvador Allende, uomo politico cileno, Presidente del Cile, esempio per intere generazioni, morto durante il colpo di Stato per fare spazio al regime sanguinario di Pinochet, anche in questo caso cede la via, che poi diventa viale, a Giovanni Merola, “solo” absit iniuria verbis, sindaco della città e assessore provinciale, padre dell’allora sindaco Antonio Merola, a capo dell’amministrazione che formulò la richiesta del cambio della toponomastica alla Prefettura. Dulcis in fundo, Giuseppe Mazzini. Si proprio colui il quale era stato oggetto dell’appassionato racconto del Presidente della Società di Storia Patria Terra di Lavoro di Caserta, Alberto Zaza d’Aulisio, in occasione della presentazione del volumetto su “Garibaldi a Sparanise” di cui sopra, lo stesso Giuseppe Mazzini, tra i padri della Patria, patriota, politico, filosofo e giornalista italiano. Esponente di punta del patriottismo risorgimentale, che con le sue idee e la sua azione politica contribuì in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano, si è visto cancellare dall’elenco degli intestatari delle vie sparanisane per far posto ad una altisonante ed indubbiamente rispettosissima via Fornace (…) assolutamente in linea con la “tradizione e la memoria storica collettiva”. Ecco, alla luce di questi fatti, il popolo di Sparanise desidera ricevere delle risposte in primis dal signor Alberto Zaza d’Aulisio e possibilmente, dalla Prefettura di Caserta, in merito al reale motivo in base al quale è stato espresso il diniego dell’intitolazione della strada al compianto Giovanni Senese, posto che, nel 2002, il rispetto e “la tradizione e della memoria storica collettiva” sono state messe sotto i piedi e calpestate non una, ma ben 15 volte!!!