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Droga, 156 arresti in tutta Italia: ecco dove è scattato il blitz nel Casertano

Di 2 Novembre 2019Cronaca

Castel Volturno/Mondragone. Due dei 150 corrieri arrestati, nella maxi operazione antidroga di Perugia, erano residenti tra i comuni di Castel Volturno e Mondragone. Si tratta di due giovani tanzaniani che sono stati rintracciati dai carabinieri, questa notte, presso le loro abitazioni sul litorale Domizio e tradotti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e Poggioreale. “L’indagine -come è stato sottolineato dal tenente colonnello Antonio Morra- è partita alcuni anni fa proprio per dei contatti dei trafficanti tra Perugia e il litorale casertano di qui il nome operazione Domizia”.

 

Castel Volturno/Mondragone. E’ iniziata nel 2012 e si è conclusa oggi con gli ultimi 12 arresti – effettuati nelle ultime ore tra Napoli, Caserta e Bologna – una maxi operazione antidroga dei carabinieri di Perugia, che hanno smantellato una imponente e “insospettabile” organizzazione di narcos tanzaniani, trafficanti di stupefacente con collegamenti internazionali.

 

Il bilancio finale è di 156 arresti, effettuati nel corso di indagini durate anni, di cui circa 120 in Italia e gli altri all’estero. Sequestrati circa 2,6 quintali di droga (tra eroina, cocaina, marijuana e MDMA), per un valore di quasi 40 milioni di euro. L’indagine è iniziata nell’estate del 2012 nel capoluogo umbro nei confronti di un gruppo di spacciatori tunisini, con l’arresto di 16 corrieri (di cui 5 italiani) e il sequestro di circa 2 kg di eroina. Di lì gli inquirenti della Dda della Procura di Perugia – in collaborazione con la D.C.S.A, il Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia – Divisione SI.RE.NE, attraverso lo SCIP sulla rete Enfast italiana, polacca, inglese, belga e svedese, EUROPOL e EUROJUST – hanno via via ricostruito tutti gli assetti dell’organizzazione, che aveva collegamenti in varie nazioni europee e di altri continenti.

 

Sono stati ricostruiti i canali di approvvigionamento della droga (destinata non solo alla piazza perugina, ma in Italia anche e soprattutto a quelle tra Napoli e Caserta), identificando i fornitori intermedi (operanti nel casertano e di nazionalità africana: Costa d’Avorio e Nigeria). Negli anni è stata svelata una inedita associazione criminale, costituita da personaggi originari della Tanzania e del Burundi: prevalentemente sconosciuti alla giustizia, solitamente occupati in professioni ordinarie (barbieri, commercianti, attori, imprenditori) conducevano una vita assolutamente modesta, avendo cura di non ostentare mai le proprie, reali (ingentissime) possibilità economiche.

 

L’organizzazione – che si occupava esclusivamente al traffico internazionale di stupefacenti, per lo più eroina – riusciva a realizzare, con cadenza quasi settimanale, un complesso traffico di droga grazie ad una capillare rete di collegamenti e cointeressenze in vari paesi europei, con “corrieri” delle più disparate nazionalità dimoranti in varie nazioni europee. Fino al 2013, i corrieri partivano direttamente dai luoghi di produzione dello stupefacente (Africa orientale, Pakistan, Cina, Laos, America latina). Dopo i primi sequestri la droga, proveniente sempre dai paesi di produzione, veniva stoccata in Turchia, Tanzania, Sud Africa, Brasile, Perù e Bolivia. Da questi Paesi, cambiando di mano, veniva trasportata in verso il nord Europa da dove poi, cambiando ancora una volta di mano, raggiungeva l’Italia utilizzando i mezzi più disparati: vettori aerei, navi cargo, traghetti, treni, pulman, taxi, autovetture private. Successivamente gli organizzatori hanno iniziato ad utilizzare corrieri non più africani ma europei: italiani, greci, spagnoli, bulgari, ungheresi.

 

Molto variegati, è stato accertato, erano i metodi di occultamento della droga (esclusi i classici ovulatori): sacche di cotone cucite nelle magliette intime; doppi fondi a forma para-stinchi; doppi fondi in calzature, scarpe, ciabatte e sandali; valige rigide e in tessuto, tra queste anche trolley; doppi fondi utilizzando valige del tipo rigido; estintori; doppi fondi sagomando il contenuto dello stupefacente in modo da renderlo aderente e conforme all’ingombro della valigia o del trolley. Parte integrante dell’associazione erano i “cucitori”, ovvero chi abilmente ricavava i doppi fondi: una mano d’opera così importante che veniva pagata oltre 1000 Dollari americani per ogni valigia confezionata