Recale. Da questa mattina Villa Porfidia, nota location di viale dei Pini, utilizzata anche per eventi e matrimoni, si è trasformata in un set cinematografico. Si stanno girando delle scene di una fiction prodotta dalla Rai, Il Commissario Ricciardi, ambientata nell’Italia degli anni trenta.
Per questo la nota Torre di Recale sembra davvero il luogo giusto. Tra gli attori c’è Lino Guanciale che interpreta il commissario.
La fiction arriverà sugli schermi nel 2020, le riprese sono iniziate in primavera e hanno toccato anche Napoli.
Le caratteristiche di questo commissario sono che può percepire gli ultimi pensieri di chi se n’è andato con una morte violenta, che si tratti di omicidio, suicidio o incidente. Ma questo potere può anche essere controproducente.
Nel cast ci sono anche attori casertani
Oltre a Guanciale nel cast ci sono anche Serena Iansiti (Livia), Maria Vera Ratti (Enrica), Antonio Milo (Maione), Enrico Ianniello (Dottor Bruno Modo), Fabrizia Sacchi (Lucia Maione), Nunzia Schiano (Rosa), Peppe Servillo (Don Pierino), Mario Pirrello (Garzo), Adriano Falivene (Bambinella), Massimo De Matteo (Padre Enrica), Susy Del Giudice (Madre Enrica) e Marco Palvetti (Falco).
La storia del commissario Ricciardi, personaggio di Maurizio De Giovanni
Nato nel 1900 in Cilento, dalla famiglia nobiliare dei baroni di Malomonte, dopo la morte dei genitori si è trasferito con l’anziana tata Rosa a Napoli, dove si è laureato in legge ed è entrato nella squadra mobile della Regia Polizia.
Nelle sue indagini viene aiutato dal fedele brigadiere Maione che vive nei Quartieri Spagnoli, dal razionale e antifascista dottor Modo che è medico legale, e dal femminiello Bambinella che riporta le voci che circolano in città.
La caratteristica segreta del Commissario Ricciardi, da lui chiamata “il Fatto”, è quella di poter percepire le ultime parole e le ultime sensazioni delle vittime di morte violenta (sia incidenti sia omicidi), il cui fantasma vede sul luogo del decesso in maniera via via più evanescente. Scoprì tale potere da bambino, quando, girando per le vigne appartenenti alla sua famiglia, trovò il cadavere di un contadino che si scoprì in seguito essere stato ucciso da un altro bracciante. Ciò lo fa vivere in un’atmosfera di continua tristezza, circondato dalle immagini dei corpi straziati in incidenti e dalla mestizia delle ultime invocazioni d’aiuto. Ha conosciuto Maione proprio quando il figlio del brigadiere, anch’egli poliziotto, fu ucciso e Ricciardi gli riferì le sue ultime parole.
Ricciardi è convinto che alla base di ogni delitto il movente del colpevole possa ricondursi a due soli motivi: la fame o l’amore. Quando si occupa di un caso non smette di lavorarci fino a che non lo risolve, calandosi con abilità e determinazione nella situazione in cui si è svolta la vicenda fino a comprendere intimamente tutte le persone coinvolte in essa. Possiede un profondo senso di giustizia che lo spinge a indagare a fondo tutte le sfaccettature di un caso, anche dopo aver ottenuto una confessione dal presunto colpevole, pur di non mandare in galera un innocente.
Ricco, integerrimo e dal grande intuito, non ha nessun interesse alla carriera e per questo è ben visto dai suoi superiori, come il vicequestore Garzo, che si prendono spesso e volentieri il merito dei suoi successi investigativi e che tuttavia mal sopportano i suoi modi e i suoi metodi privi di riguardo verso le classi borghesi e nobiliari più influenti della città quando deve svolgere un’indagine. Al contrario, per la sua bravura quasi diabolica nel risolvere i casi e per il suo umore sempre triste, è tenuto a distanza da colleghi e sottoposti, tranne Maione e Modo.
Per colpa del “Fatto” la sua vita affettiva è vuota, sebbene ami a distanza Enrica, una timida vicina di casa di alcuni anni più giovane di lui, con la quale scambia solamente occhiate dalla finestra, non sapendo di essere osservato a sua volta dalla ragazza. Intrattiene inoltre un particolare rapporto con la ricca e bella Livia, ex cantante lirica e vedova di un famoso tenore, che lo corteggia apertamente.
Di solito indossa un lungo soprabito di colore grigio in cui infila sempre in tasca le mani per non farle vedere poiché, quando è nervoso, non riesce a tenerle ferme. Non porta il cappello, cosicché i capelli, pettinati con la brillantina, gli cadono sulla fronte sopra gli occhi verdi e il naso dritto. A pranzo mangia la pizza o una sfogliatella al Caffè Gambrinus di piazza del Plebiscito, mentre la cena gli viene quasi sempre preparata a casa da Rosa prima e da Nelide in seguito .