Marcianise. Un codice decriptato giorno dopo giorno, dialogo dopo dialogo, telefonata dopo telefonata. L’attività che ha portato oggi all’arresto di 13 persone è cominciata in modo quasi casuale. Gli investigatori stavano ascoltando il basista della rapina milionaria al caveau del Tarì: l’ex vigilantes Petruolo, detenuto per quel colpo ma estraneo a questa indagine, si lasciò scappare in carcere due nomi parlando ai familiari, in difficoltà economiche.
“Se servono soldi rivolgetevi a Silvano e Pinuccio”. Due nomi che hanno fatto drizzare le antenne degli investigatori ma in realtà non si trattava di complici della rapina. Anzi. Quella frase ha aperto il mondo delle patenti facili, ottenute dietro pagamento di somme dai mille euro in poi.
Grazie alla microspia installata nell’auto di Silvano Ferraro gli inquirenti sentono soprannomi rivolti a persone del giro, come “Il Pinguino”, all’anagrafe Pasquale Fusco, anche lui titolare di una scuola guida, ma anche “la macchinetta” (il sistema con auricolare del quale erano dotati i candidati collegati con i suggeritori) e “il pacchetto”, ossia il rotolino di banconote che veniva dato dal candidato prima del test.
Le tangenti variavano dai 1300 ai 2500 euro per il rilascio di patenti. L’operazione di Digos e squadra mobile ha portato all’arresto di 13 persone su ordine del Gip, otto finite in carcere, cinque ai domiciliari. In manette e’ finito in particolare il 65enne Gaetano Aurilio, ristretto ai domiciliari, ex direttore della Motorizzazione Civile di Caserta, ritenuto dagli inquirenti uno degli organizzatori dell’attivita’ illecita insieme al titolare di una scuola guida di Marcianise, Silvestro Ferraro, 61enne, finito in carcere.
I due indagati – ha accertato la Squadra Mobile di Caserta – avrebbero intascato il denaro versato dalle persone che dovevano conseguire il titolo di guida, trattenendone una parte per se’, e utilizzando il resto per “oliare” il sistema, ovvero per pagare tangenti ad altri funzionari della Motorizzazione che presiedevano agli esami; questi ultimi dovevano garantire la buona riuscita della prova, ovvero truccarla, omettendo controlli sull’identita’ dei candidati o alterando i verbali di esame. I titolari delle autoscuole dirottavano inoltre i candidati che avevano versato la tangente verso sessioni di esami piu’ “facili”, dove vi erano commissioni esaminatrici formate dai funzionari compiacenti.