Marcianise. L’allerta è tornata ai livelli di guardia. Gli investigatori, come è giusto che sia, vanno coi piedi di piombo ma qualcosa sembra si stia muovendo nella malavita marcianisana. Sull’ultimo clamoroso episodio, quello degli spari alla concessionaria Zarrillo di via San Giuliano, le indagini vanno avanti anche se ufficialmente tutto rimane a ciò che è emerso dalle prime attività investigative di venerdì mattina, portate avanti dagli uomini del commissariato di Marcianise, insieme alla squadra mobile di Caserta: nessuna richiesta estorsiva, ma tre fori di proiettile all’ingresso dell’attività.
Non si può escludere che si tratti della punta di un iceberg che già nei mesi precedenti aveva dato qualche segnale. La Dda, soprattutto dopo l’ultima retata, segue da vicino ciò che accade a Marcianise (a Napoli sono stati informati anche degli spari dell’altra notte), comprese le fila dei reduci dei “Quaqquaroni”. Nel corso degli ultimi mesi ci sarebbero state un paio di scarcerazioni degne di nota di uomini una volta vicini ai Piccolo. Quello che dopo la faida persa con i rivali dei Belforte si era trasformato in un ostacolo insormontabile, la mancanza di mezzi e soldati, ha già di fatto ribaltato il fronte con i Mazzacane subissati da processi, pentimenti, sequestri e condanne definitive.
Una serie di fattori che spinge a guardare con grande attenzione qualsiasi “iniziativa criminale” sul territorio per verificare eventuali collegamenti con la criminalità organizzata. L’obiettivo è quello di stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di rialzare la testa, riprendendo affari consolidati ma antichi, come il pizzo, che sembrava almeno dirottato in forme meno aggressive delle tangenti, come l’imposizione dei prodotti, la vigilanza o le scommesse clandestine.