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No al razzismo, Smcv Azzurra si schiera con Koulibaly

Santa Maria Capua Vetere. Impegno lodevole del club Napoli SMCV Azzurra sul fronte della lotta al razzismo. In una nota il sodalizio presieduto dall’avvocato Rosario Avenia spiega i motivi di questa battaglia di civiltà che accomuna i campioni della serie A ai ragazzi della Promozione, come accaduto nell’ultima domenica calcistica.

 

“Noi Club Napoli SMCV Azzurra vogliamo far sentire la nostra voce accanto a quella del calciatore Kalidou Koulibaly il quale, attraverso i social, ha stigmatizzato gli ultimi episodi di intolleranza e discriminazione razziale che hanno preso di mira due calciatori di colore: Romelu Lukaku ed Henrique Dalbert.

“Lo abbiamo capito da bambini a Saint-Dié e voglio che anche mio figlio lo capisca. Spero che un giorno lo capiranno anche quelli che mi fanno buu. Si forse siamo diversi. MA SIAMO TUTTI FRATELLI”; queste le parole del campione franco senegalese sui suoi profili Twitter e Instagram. Più volte lo stesso Kalidou è stato vittima di questi episodi, figli di una Italia in preda ad una crisi di valori e sul punto di non ritorno. Due su tutti: un Lazio-Napoli del febbraio 2016, allorquando, all’ennesimo buu contro Koulibaly e all’ennesimo coro «O Vesuvio lavali con il fuoco», l’arbitro Irrati di Pistoia decise di dire basta e fermò la partita prendendo una decisione storica: si fece consegnare il pallone, spiegando che in quelle condizioni non si poteva andare avanti.

Altro episodio da consegnare agli annali della miseria umana, un Inter-Napoli dello scorso campionato durante il quale, a pochi minuti dalla fine, il difensore del Napoli crollò emotivamente e si lasciò andare ad un gesto polemico nei confronti del direttore di gara, per una ammonizione con conseguente espulsione, frutto di uno stato d’animo ferito a causa degli ululati razzisti ricevuti nel corso della partita. Lo stesso giocatore, dopo il match, si sfogò su Instagram: “Mi dispiace per la sconfitta e per aver lasciato i miei fratelli. Però sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: uomo”.

Il mondo del calcio rappresenta una cassa di risonanza di portata universale e questi episodi devono far riflettere chi guida il “Circo Barnum” del pallone al fine di prendere delle decisioni drastiche, senza precedenti!
Extremis malis, extrema remedia dicevano gli antichi latini: questa è la giusta soluzione per debellare il descritto male! Kalidou, signore del calcio ha scelto di rispondere alle provocazioni con un monito che è espressione della sua sconfinata umanità:”Siamo tutti fratelli”.

Nelle nostre vene non scorre che un solo sangue, tutti noi apparteniamo all’unica razza che conosciamo, quella umana.
Teniamo a sottolineare come tali indecorose condotte avvengono sistematicamente un po’ ovunque, giammai al San Paolo.
Riteniamo non siano più tollerabili tali comportamenti ed attendiamo un intervento fermo e deciso da parte dei vertici del calcio ed una risposta di coscienza da parte di chi vive in questo mondo intollerante, ammesso che questa coscienza alberghi ancora nell’animo di molti di noi.
Siamo tutti Koulibaly, siamo tutti Lukaku, siamo tutti Dalbert e siamo tutti coloro che per il colore della pelle e per discriminazione territoriale sono vittime della imbecillità del genere umano, protagonista quotidiano dei nostri stadi!

Ogni atteggiamento discriminatorio è una sconfitta per lo sport, che viceversa dovrebbe unire ed educare.”