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Farmaci dirottati in Inghilterra con l’ok del boss. Così hanno messo a rischio i pazienti

Aversa/Casal di Principe. Sono cinque gli arresti eseguiti questa mattina dai carabinieri di Aversa riconducibili ad un presunto traffico illecito di farmaci con la regia della criminalità organizzata.

 

 

Secondo la Procura antimafia di Napoli, gli indagati avrebbero organizzato un meccanismo finalizzato al reperimento fraudolento di medicinali di classe ‘A’ (ovvero farmaci essenziali e/o per malattie croniche, a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale) da destinare poi ad un commercio clandestino in Italia ma soprattutto all’estero.

 

Tra gli arrestati anche una donna. In carcere è finito Domenico Spenuso, mentre ai domiciliari sono andati Salvatore Calvanico, Daniela Cotugno, Gianluigi Natale e Raffaele Palumbo. Gli arresti sono stati eseguiti tra Casal di Principe, Sant’Antimo, Giugliano e Napoli.

 

Il gruppo sarebbe riuscito a entrare in possesso dei farmaci con due distinte modalità: da un lato il reperimento illecito di medicinali da numerose farmacie ubicate in Campania, Lazio e Lombardia, utilizzando le cosiddette ‘ricette rosse’ rubate da ospedali e studi medici; dall’altro la compilazione di prescrizioni mediche a nome di ignari professionisti accreditati presso i S.S.R., per la somministrazione di farmaci di classe ‘A’ (con totale esenzione di ticket) a favore di pazienti inesistenti o ignari; il recupero dei medicinali poi trasferiti all’estero tramite vettori compiacenti e in totale assenza di qualsiasi attenzione alla corretta modalità di conservazione dei prodotti, con grave pericolo per la salute delle persone.

 

Al vertice dell’organizzazione, secondo gli investigatori, c’era Domenico Spenuso, 40 anni, l’unico in carcere. I farmaci, per la maggior parte medicine per curare patologie respiratorie e croniche, venivano fatti confluire poi tutti a Parete, comune del Casertano in cui c’era un box office compiacente.

 

La maggior parte dei medicinali venivano poi esportati in Inghilterra e i pagamenti per il loro acquisto erano effettuati su carte postepay intestate agli indagati. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 2017 e il 2018. Il gruppo aveva avuto l’autorizzazione a gestire l’affare direttamente da Michele Bidognetti, fratello del boss detenuto al 41 bis Francesco.