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Il dirigente silurato incastra il successore in Procura: la versione di Tartaglione sull’accordo

Marcianise. Nella prima fase della consiliatura era stato uno dei bersagli dell’ondata di rinnovamento promossa da Antonello Velardi. Fulvio Tartaglione, per anni a capo del Settore Lavori Pubblici e defenestrato nel novembre 2016, diventa però una delle figure chiave dell’inchiesta che ha portato nei giorni scorsi all’arresto del suo successore Gennaro Spasiano, attualmente ai domiciliari.

Decisive sono proprio le dichiarazioni che Tartaglione ha reso ai magistrati nel maggio 2017: ha spiegato i meandri di quel piano, sepolto un cassetto, e poi approvato al “pronti via” dal dirigente che ne aveva preso il posto. Proprio come ex dirigente Suap Tartaglione si era occupato dell’Interporto in quanto anche a lui era stato chiesto di trovare una soluzione per permettere il completamento dell’area interportuale.

Sulla scia della testimonianza di Tartaglione nell’ordinanza viene evidenziato come la delibera di consiglio adottata dal commissario Antonio Reppucci non poteva essere applicata al caso Interporto in quanto riguardava solo edilizia residenziale agevolata.

Nelle riunioni degli anni precedenti Tartaglione aveva segnalato al manager Campolattano che per la ripresa dei lavori era necessario il Piano Attuativo. L’ad di Ise, però, era contrario ritenendo che si potevano realizzare le opere incompiute soltanto con nuovi permessi a costruire. Atti necessari per nuovi edifici dedicati alla logistica, infrastrutture e aree verdi attrezzate.

Nulla di ciò era giunto in piazza Umberto I a Tartaglione che ha espresso alla Procura perplessità anche sulle polizze fideiussorie a garanzia delle obbligazioni presentate dal gruppo Interporto.