TRENTOLA DUCENTA. Nessuna concessione. Nessun margine. Quando ha fatto fuoco uccidendo quattro persone Luciano Pezzella, l’ex agente della polizia penitenziaria, era capace di intendere e di volere. E’ quanto si apprende dalle 14 pagine delle motivazioni con cui nei mesi scorsi la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo per Pezzella. Fine pena per il killer, che avrà l’unica concessione è il mancato isolamento diurno.
La difesa aveva portato all’attenzione dei giudici anche una perizia con la quale venivano evidenziati alcuni disturbi della personalità che tuttavia non ricalcano il profilo di un uomo non capace di intendere al momento della strage. Era il 12 luglio 2015 quando l’uomo uccise quattro vicini di casa, rendendosi autore di uno dei fatti di sangue più efferati della storia recente di Terra di Lavoro.
Pezzella, agente penitenziario, al termine di una lite per motivi di vicinato, uccise padre, madre e figlio (Michele Verde, Vincenza Caiazza e Pietro Verde) e il giovane Francesco Pinestro, giunto nell’abitazione dei Verde per una commissione. Pezzella scaricò sulle vittime l’intero caricatore della sua pistola d’ordinanza, una Beretta calibro 9. La furia omicida scatto’ dopo una lite per il parcheggio del furgone con il quale Pinestro quella domenica mattina era arrivata in via Carducci per comprare alcune cassette vuote dai Verde.
La ricostruzione della domenica dell’orrore
“A causa di pregressi dissidi tra le parti – scrivono i giudici – scaturiti perché Luciano Pezzella non sopportava che Michele Verde scaricasse delle cassette di frutta sul furgone di Francesco Pinestro posteggiato sulla strada di fronte all’abitazione del Pezzella, la mattina del 12 luglio 2015, alla vista del furgone del Pinestro parcheggiato sotto la sua abitazione, il Pezzella usciva di casa con la pistola di ordinanza celata nel marsupio e, dopo avere richiesto al Pinestro di spostare il mezzo, estraeva l’arma e lo colpiva mentre costui gli dava le spalle, attingendolo con due colpi alla regione lombare. Quindi il Pezzella entrava nell’abitazione della famiglia Verde e, alla vista di Michele Verde sul piano rialzato, colpiva anch’egli alle spalle, attingendolo con tre colpi di arma da fuoco alla schiena. Successivamente, saliva al primo piano ove trovava indifesa Vincenza Caiazza, che colpiva alle spalle attingendola con diversi colpi alla spalla sinistra, al fianco destro e ai glutei. Infine il Pezzella scaricava i restanti proiettili del caricatore contro Pietro Verde, accorso in ausilio della madre, attingendolo allo sterno, all’emitorace ed alle braccia.”